martedì 24 dicembre 2013

Confessioni di una spendacciona sprovveduta: lo zen e l'arte della commessa

Come già anticipato in questo post, andrei a sviscerarvi volentieri una delle figure che più mi affascina di quello che è lo shopping compulsivo. Perché, se in buona parte dipende dall'acquirente, il comprare sedici cappottini per cani - senza, ohiohi, detenerne manco uno - o decine di shampoo all'ortica - a cui siete allergici - o un abito di sei taglie più piccolo "perchétantocede" (tra l'altro. Ecco. Per favore, SMETTIAMO DI CREDERE CHE I TESSUTI CEDANO O SI RESTRINGANO A NOSTRO PIACIMENTO. Anzi, troviamo la quadra: i jeans cedono o si restringono quando li lavi? Mettiamoci d'accordo così poi è finita una volta per tutte), a volte può dipendere da lei: la commessa. Notate che non dico "il commesso". No, perché i venditori che fanno riferimento all'altra metà del cielo sono numericamente meno, è palese. E sono anche meno, come dire... Avviluppanti. Meno edera, ecco. Ok, dipende anche dal singolo negozio, ma la commessa donna tende ad avere la grandiosa capacità di attaccarsi come una cozza allo scoglio al potenziale acquirente facendolo passare da "dò solo un'occhiata, grazie" a "ne compro sette rossi e tre blu". Sarà che la donna è più brava a irretire, o più banalmente a svangare i sentimenti al prossimo, che per farla stare zitta compra. Io stessa ci sono caduta qualche giorno fa: entrata in un negozio di cosmetici una domenica solo per farmi un giro, sono stata assalita a turno da due commesse - DUE - che mi hanno cacciato in mano la qualunque. Ammetto poi di essere una debosciata e che per farle contente io compro. Sono la fessacchiotta ideale. E loro, fino al momento del pagamento, sembrano essere le tue best friend forever (Paris Hilton docet). Perché due parole e qualche consiglio lo scambi volentieri, ma col fio di dover comprare quello che ti hanno gettato nella borsina, che a sua volta ti è stata messa in mano da loro. Sarà poi che ammiro 'sta sfacciataggine, la faccia di tolla che mostrano nel dirti che ti sta bene tutto anche se pesi 170 kg o simili. Mi chiedo perché a una certo punto non diventino politicanti, sono così brave (ahahaha, la satira politica di Natale! Scusate, vado in un angolo a vergognarmi con Pippo Franco e il resto del Bagaglino).

Canzone del giorno: Sara Ramirez, The Story (lo ammetto, ho guardato la puntata musical di Grey's Anatomy. Vergogna a me).

lunedì 16 dicembre 2013

Confessioni di una spendacciona sprovveduta

Tentando di aprirmi uno spiraglio tra le due tende di cheratina che mi coprono la faccia e che qualcuno chiama "capelli" (ringraziamo Kiko e il suo simpatico siero per aver aumentato la leoninità della mia immagine), e reduce da una puntata di Obesi-Un anno per rinascere su Real Time (ufficialmente perché è molto motivante per raggiungere i propri obiettivi a prescindere da quali essi siano, ufficiosamente perché l'allenatore di oggi era un figone), mi riappropinquo al blog con la fiera consapevolezza di non avere una mina da dirvi.

Anzi, un tema forse ce l'ho, perché unire una domenica relativamente libera, una carta prepagata e una giovane donna emotivamente instabile porta a un tema molto noto e molto sbagliato: lo shopping compulsivo. Signori miei, anche io, che sono la donna meno femminile e meno propensa agli "oddioguardachebellabitinocioèuuuhmeloprovomeloprovomeloprovo", ci sono cascata. Perché, almeno usualmente, nei negozi ci vado poco. E se i negozi sono di coserie da vestire, di solito non le provo; controllo il prezzo, me le appoggio addosso per vedere se ci potrei entrare ed eventualmente compro. Adesso invece mi infilo nei negozi le domeniche pomeriggio sotto Natale. Notate l'errore uno e trino per favore:
- negozi;
- di domenica pomeriggio;
- sotto Natale.
IL MALE. Per me che faccio della sociopatia un baluardo tronfio e fiero e gagliardo, questa è una decisa inversione di rotta. Senza un perché al mondo, oltretutto. Voglio dire, tuttora il genere umano - specie se copioso - mi genera pessimismo e fastidio, ma sono diventata una che va per negozi a prescindere. E non torna mai a casa a mani vuote.
La cosa peggiore è che, statisticamente, se compri un sacco di roba compri anche un sacco di roba inutile. Per esempio, nelle mie ultime escursioni, sono riuscita a tornarmene a casa con un abitino girochiappa estivo (e vogliamo ricordare che è Dicembre, si?) con inserti di pizzo, un eyeliner dorato con glitter, due fusciacche, una corda per saltare, uno smalto color " rosso improbabile" e una devastazione di altra roba. E chi mi conosce sa che giro perennemente in jeans e felpa, e mi trucco solo per gli eventi che reputo degni e che vanno da lauree a matrimoni all'aver messo un piedi davanti all'altro dopo un risveglio dal letto particolarmente difficile. Un rudere che ha dimenticato la femminilità in giro da qualche parte e non la trova più. E mi vado a comprare cose inverosimili e da femmina. Ma perché? Mi sono data alcune spiegazioni che vorrei condividere con voi, ma mi sa che lo farò a puntate sennò non la finisco più:
- commesse particolarmente scaltre;
- momento emotivamente difficile;
- facilità di acquisto, anche senza lo smaronamento di alzare le chiappe da casa e ficcarsi in un negozio (ovvero la summa di tutti i mali via etere: eBay).
Ma facciamo che, per una più agevole e distesa spiegazione del tutto, vi rimando al prossimo post.

Canzone del giorno: bonjour tristesse. Mad world, Gary Jules (ma l'originale un po' meno "vorrei tagliarmi le vene per lungo" è dei Tears for Fears).

domenica 8 dicembre 2013

Libri, capitolo bla

Signori miei belli, stavolta vengo a voi con una recensione. Sapendo che non potete proprio fare a meno della mia opinione (e qui ci starebbe benissimo una faccina di WhatsApp, possibilmente quella mezza gialla e mezza azzurra con le manine sulla faccia e l'espressione che avrebbe l'Urlo se Munch l'avesse dipinto nel 2013), mi accingo a parlarvi del libro che ha onorato il mio Kindle negli ultimi tempi: La verità sul caso Harry Quebert, di Joel Dicker.

No, ma notate la grazia e la finta casualità della foto. Dai, vi prego, notatele.

Credo che l'autore sia francese o giù di lì; spero comunque non inglese, che con un cognome del genere l'infanzia -ma anche l'età adulta- deve essere difficile da affrontare. La storia è piuttosto lunga ma scorre molto bene, specie dalla seconda metà in poi. A dirla tutta, questo è un libro in accelerazione: parte in sordina, poi si fa più animato, sempre di più, finché si arriva all'ultima parte che DOVETE leggere a precipizio perché non potete fare altrimenti. Mi è piaciuto molto, perché continua ad andare a parare dove non ti aspetti, perché nessuno - assolutamente nessuno - è come sembra, perché anche quando non ce n'è la necessità l'autore ti sorprende, ed è lì la cosa migliore del libro: soddisfatte le necessità del lettore, l'autore va comunque oltre, anche se potrebbe restarsene in panciolle a godersi l'effetto di quanto già scritto. E invece no.
La pecca più grande del libro è il latte alle ginocchia che mi provoca la storia d'amore narrata (che non occupa poco spazio, anzi): non tanto perché si svolge tra il trentaquattrenne scrittore Harry Quebert e la quindicenne Nola, ma perché è di un mieloso raccapricciante. Non c'è un minimo di spina dorsale in questo tanto decantato amore, 'sti due si trovano bene perché sono debosciati alla stessa maniera. Una pesantezza e una voglia di prenderli a sberle (o meglio, tentare di creare i loro personaggi in carne e ossa a guisa di Frankenstein, solo per poterli prendere a sberle) che metà basterebbero. O forse sono io ad essere inacidita, questo non ve lo so dire.
A parte questo, le vicissitudini che colorano la cittadina apparentemente tranquilla di Aurora inchiodano il lettore al libro, e tutti i personaggi apparentemente tranquilli di Aurora sono ben diversi da quello che appaiono. La dinamica trita e ritrita del giallo si colora di sfumature diverse, che vanno dal thriller allo psicologico, con tempi e modi che saltellano di qua e di là impedendo al lettore di distrarsi. Niente noia, soprattutto da un certo punto in poi. Ringrazio la beneamata Spuzzina per il consiglio, e giro suddetto consiglio anche a voi.

Canzone del giorno: Sky is over, Serj Tankian

domenica 1 dicembre 2013

Max tiene il tempo

Cari miei, tutti gli ossequi che posso porvi ve li porgo. Si, sono stata assente per mille mila milioni di mille tempi, fagocitata da un sacco di cose che, alla fine della fiera, non meritavano poi così tanto tempo. Sto tergiversando un po' in attesa di andare, questa sera, ad ascoltare Max Pezzali in concerto. Ovviamente non conosco gli inediti dell'ultimo CD, come al solito quando vado a un concerto. Valà che ha fatto un greatest hits e le canzoni nuove sono ben poche. Mi sarei preparata meglio, se avessi potuto. O forse no, qualche altra scusa l'avrei accampata. Bah.
La verità è che nessuno è abbastanza al sicuro da Max Pezzali. Ci ha accompagnato, e segnato, tutti quanti. Dall'uomo ragno in poi nessuna adolescenza ha potuto prescindere dalle canzoni di questo eterno ragazzo. E anche i più adulti non disdegnano di battere il piede a tempo quando ascoltano Nord sud ovest est. Max è Max, e non credo che esistano cantanti altrettanto trasversali. Voglio dire, io sono una metallara a tratti anche cattiva. Eppure spendo i miei 35 euro e mi faccio un bel po' di strada per andare da Max Pezzali. Dall'uomo con gli accenti più sbagliati del creato. Un cantante che è passato dal funky divertente al miele più mieloso, sdolcinato e incline al diabetico che la storia ricordi. Un quarantenne mai cresciuto. Ma grazie a lui non cresciamo neanche noi, e forse ci piace per quello. Non ve lo so dire, so solo che stasera vado e conto di divertirmi un bel po'.

Siccome scrivo da iPad, non riesco a linkarvi la canzone del giorno. Per forza di cose sarebbe sua, e credo sarebbe Tieni il tempo che è la mia preferita. Spero tanto che sia in scaletta...

domenica 17 novembre 2013

Qui c'è sentimento, eh

Salve, salve. Torno a voi dopo un bel po' di tempo, me ne rendo conto. E' che ogni volta che accendo il pc per scrivere un post, mi rendo conto che starei per scrivere delle gran paranoie, poco baldanzose e molto autocommiserative, quindi spengo tutto e ciao le balle. A dire il vero, neanche oggi ho argomenti ridanciani di cui parlarvi: niente pubblicità pessime, articoli di StaiBene o risibili elenchi (che comunque - spero - arriveranno a breve), ma sentimentalismi. Metto le mani avanti.
Oggi ho rivisto, dopo due mesi buoni, la mia cara comare e il di lei marito, che ne ha fatto una donna onesta questo settembre. Già, il matrimonio per cui sono andata avanti a blaterare per giorni. Gli incastri tempistici ci hanno permesso di stare insieme un paio d'ore, a pranzo. Al di là del fatto che ci siamo ingozzati tutti e tre come dei tacchini (e dopo aver proclamato la nostra pienezza abbiamo preso il dolce), sono state due ore di cui abbisognavo. Perfettamente, e stranamente, normali. Si chiacchierava come se niente fosse, come se non abitassimo a millemila chilometri di distanza, come se ci fossimo visti ieri l'ultima volta. Come se non fosse cambiato niente. E invece tante cose sono cambiate, una su tutte lo sposalizio di cui sopra. Oggi ho avuto modo di guardare bene la fede nuziale, di toccarla, di sentire il suo peso morale a fronte di una mano che con così tanta leggerezza e grazia riusciva a portarla. E' tutto così surreale. Surreale averli visti, surreale averli avuti lì, surreale che se ne siano andati. L'amica di cui vi parlo è una puzzona che non lascia indifferenti, uno tsunami radioso che vuole che le persone attorno a lei siano felici. Si è fortunati ad averci a che fare, anche solo per due ore a pranzo. Mi sembrava così strano che fosse lì, visibile a tutti gli effetti, tangibile...

... come tangibile è al momento la mia indigestione. Mannaggia zozza, non ho più l'età.

Canzone del giorno: Snow, Red Hot Chili Peppers

mercoledì 30 ottobre 2013

Poco da dire

Cielo, non scrivo da TANTISSIMO. Chiedo umilmente perdono. Oddio, è anche presuntuoso chiedervi perdono, perché implica che io pensi di esservi mancata. E chi sono mai? Che incipit sbagliato. Rifacciamo.

Buonasera, miei amati lettori! Oddio, che poi non fiocco di così accaniti lettori, eh. Mi sa che non va bene neanche questa. "Amati", poi. Fa un po' stalker. No, non ci siamo.

Ciao.

Reduce dall'aver appena visto per la prima volta il nuovo video di Miley Cyrus (mai fui testimone di un uso più improprio di un martello), mi accingo a riprendere i rapporti che avevo interrotto da troppo tempo con voi che ve ne andate a spasso per il web cincischiando, ciarlatanando e capitando a caso nei blog. Anche perché devo aspettare che si aggiorni Java e qua la faccenda è lunga.
Ma ho qualcosa di concreto da dirvi? Proprio no. Ma zero sferico. Le ultime giornate si stanno ripetendo faticosamente uguali a se stesse, trascinando con se la lucidità che avrei potuto avere nello scrivere questo post. Comunque non è che stia oziando, eh: StaiBene è sempre sotto controllo, sto leggendo un gran bel libro che vi recensirò più avanti (dopo aver abbandonato Infinite Jest... Non ce la potevo proprio fare) e l'elenco delle chiavi di ricerca mi sta dando grosse soddisfazioni. Quindi arriverà qualcosa di più concreto di un "ehi, sono qui". Non so quando, ma arriverà e ne sono moderatamente certa.

Canzone del giorno: Hot for teacher, Van Halen

mercoledì 9 ottobre 2013

Sentimentalismi da laurea altrui

Buonasera a tutti, cari miei. Questa è una di quelle serate condannabili per la pochezza di contenuti, ma vi prego di farvene una ragione. Ieri e l'altro ieri si sono laureati due miei amici, e domani tocca a una mia coinquilina. È strano come, a due anni dalla mia, non sia ancora fuori dl gioco delle lauree... Dovrei esserci abituata e invece no. Boh. Tocca dire che i due amici dei giorni scorsi erano quelli con cui ho iniziato tutto, i primi che ho conosciuto all'università, e per quanto potessero esserci copiose assenze tra di noi... Rivederli così, felici e laureati, mi hanno fatto capire quanto mi sono mancati. E qui potrebbe partire tutta una serie di considerazioni su quanto l'amicizia trascenda il lavoro e gli impegni vari, ma anche no. Ammetto di aver versato un paio di lacrime, anche se non era magari il caso. Anzi, 
lo era e lo continuerà ad essere ogni volta che ci penserò. Ho voglia di abbracciarli anche adesso, non è mai abbastanza. E domani non me la godró del tutto causa maledettissimi impegni (cit.), ma il mio pensiero ci sarà. È normale e retorico da dire, ma è così. E per quanto non mi aspettassi di essere così sentimentale, in realtà lo sono. Purtroppo o per fortuna, non è dato sapere. Forse per fortuna, tutto sommato. Silvia e Casper, vi voglio un bene dell'anima anche se non leggerete questo post. Ogni singola scena delle vostre lauree, e in realtà di questi 7 anni insieme, è qui nella mia capoccia disordinata. Mi mancate più di quanto io stessa potessi anche solo sospettare... Cioè, per Silvia era anche piú logico, ma per Casper proprio no! :) E Cate... Beh, spacca i culi!

Causa tablet non posso mettere la canzone del giorno, chiedo venia. Comunque sarebbe Back in black degli AC/DC.

domenica 29 settembre 2013

Potrei dirvi...

Il fatto è questo: è domenica sera, sono le dieci e mezza, piove, ho un freddo cane perché per questo appartamento i serramenti sono un'opinione, e mi sono frustrata tutto il giorno su appunti che ho preso un paio di settimane fa nella totale inconsapevolezza (almeno stando alla loro comprensibilità). Sto tentando di tergiversare una mezz'ora prima di andare a letto, giusto per andare a dormire a un'ora decente, di quelle non-troppo-presto che mi facciano vergognare domani con i miei amichetti. Quindi, non è che abbia un granché da dirvi, in realtà. Sto solo temporeggiando. Per carità, potrei dirvi che un paio di giorni fa ho fatto credere a un amico che gli avessero rubato la bici (con tanto di falsa prova fotografica), e invece non era vero (attendo - spaventatissima - vendetta). Potrei dire "piove, governo ladro": ma quale governo, di grazia? Potrei tentare di spiegarvi cos'ho studiato oggi, ma non è ben chiaro nemmeno a me. Potrei dirvi che sto facendo un post sul niente, ma lo vedete da voi. Potrei dire che sono approdata al tablet, che poco si confà alla vita di stenti di cui mi lagno ultimamente (perché professare quanto male vadano le cose con la faccia delle grandi occasioni - funeree - e occasionalmente soffrire in silenzio è lagnarsi), ma tant'è. Potrei dirvi che probabilmente perderò un sacco di sessioni di prove di abiti da sposa perché qua si lavora (e di tempo da perdere non ce n'è minga, e bisogna mandare avanti la fabbrichEtta, e va a da via el cul). E potrei dire che non so se sopporterei commesse vestite di nero, faretti a trilioni di watt, metri e metri di raso e le facce di dienego che mi verrebbero rivolte appena rivelassi per puro errore che non so cosa sia il sangallo. Potrei dirvi che potrei dirvi un sacco di cose, e infatti lo sto facendo. Potrei smetterla di fare di 'sti post, che poi magari vi sentite presi in giro e per vendetta mi fate credere di avermi rubato la bici, magari avvalendovi di una falsa prova fotografica. No, dai, per favore, che poi ci cado con tutte le scarpe. Lo dico anche per voi, sarebbe troppo facile per trarne la benché minima soddisfazione.

Canzone del giorno: Baby, Serj Tankian

sabato 21 settembre 2013

Smalto e campane

Post rapido, e ancora una volta smaltatissimo. Uhmpf, starò diventando mica una femmina? Bah. Non ho neanche sbaffato tanto tanto lo smalto, c'è di che essere fiere da queste parti. Non mi credete? Prego avvalersi del pregevole supporto fotografico. E sticazzi.
Cielo, la foto dello smalto. Siamo a questo.

Buonasera a tutti voi, placidi meriggiatori pallidi e assorti del web. Qua stanno suonando le campane, e io penso a che narrazioni proporvi. Ma non è facile, sapete. Perché, da tempo immemore, le campane mi fanno venire ansia. Il perché non lo sapremo mai, ma è così. Non mi è mai caduta una campana in testa, non ho mai assistito a crimini efferati mentre batteva mezzogiorno, quindi non ho spiegazioni di sorta. Beh, dubito che la questione vi angusti più di tanto. Certo non più della foto della mia manona con lo smalto bicolore. Nel mentre, le campane hanno smesso e io posso piantarla di dirvi cose a caso con il solo scopo di pigiare i tasti in misura sufficiente da far casino quanto basta da non sentire troppo le campane medesime. Grammaticalmente ineccepibile, e mentalmente piuttosto instabile.

... Certo che lo smalto puzza.

Canzone del giorno: Icarus, Bastille. Mi ci sono fissata un sacco, con buona pace delle mie coinquiline.

lunedì 16 settembre 2013

Qua si invecchia!

Cielo, ho ventisei anni e due giorni. Ventisei anni sono un botto. Sono così tanti che viene da scriverlo in maiuscolo: VENTISEI. E quando arrivi a una certa età-quella che se metti su un chilo non è perché sei diventata più alta, quella in cui i brufoli dovrebbero essere spariti, quella in cui se entri in un negozio di intimo smettono di proporti il cotone rosa e ti schiaffano in mano della roba di pizzo nero misto latex che non sai manco da che parte girare, ecco-il compleanno inizia ad essere un po' come capodanno: tempo di bilanci. Di verità trascendentali, magari scomode, ma verità vere vere. Quindi, a VENTISEI (oh giusto cielo) anni suonati, cosa so di vero?
- che i leggins non stanno bene a tutte. Ma proprio no.
- che il compleanno da soli non va bene. Quindi vai in centro con le coinquiline, che è meglio.
- che le cose, e purtroppo le persone, anche quelle su cui contavi di più, vanno e vengono. E se lo sai, stai un po' meglio.
- che le commesse del sopracitato negozio di intimo ammiccano. E rideranno di me in eterno, dato che sono precipitata rovinosamente da uno scalino di almeno quaranta centimetri CHE NON AVEVO VISTO.
- che magari prestare attenzione agli scalini aiuterebbe pure.
- che a correre dietro a tutto, non si conclude niente.
- che a correre e basta, ti annoi ma solo a volte.
- che se non fai niente per risolvere un problema, ne diventi parte.
- che cantare al matrimonio della tua super amichetta del cuore ti riempie di gioia.
- che bere al matrimonio della tua super amichetta del cuore ti riempie di gioia.
- che lo spritz ci sta sempre.
- che la pizza al kamut è molto buona.
- che gli abbracci sono una delle cose che preferisco al mondo.
- che non sempre puoi avere quello che vuoi, ma se neanche ci provi poi mica ti puoi lamentare.

Saggio, eh?

Canzone del giorno: Vecchio Bernie, Caravane de Ville

domenica 8 settembre 2013

Post post festeggiamenti

Stanchissima e soddisfatta. Buonasera amici, questa è la Valeria che vi trovate davanti stasera. Che è la Valeria post nuziale, senza più lo smalto e senza più l'ansia, ma con un sacco di emozione ancora in corpo. Cosa vi posso dire che non immaginiate già... Alla fine il luogo comune sull'amica emozionata al matrimonio, che piange e stringe la mano della sua compagna di panca in chiesa (e d'appartamento fuori dalla chiesa) fino a farsi diventare le nocche viola, è stato rispettato. A onor del vero ci sono state un paio di amabili gag a diversificare la faccenda, come la mia prima puntura d'ape (a cui ho scoperto di non essere allergica, viva viva viva) e l'intervento di un gentilissimo calzolaio che mi ha vista in ambasce coi tacchi fuori dalla chiesa (perché una signorinella con le scarpe in mano appoggiata a un muretto, che tenta di resistere alla tentazione di camminare scalza fino al ricevimento, fa sempre piuttosto scena). Pianti, mangiate, bevute, foto, giochi, balli. Che ve lo dico a fare, a raccontarlo sembra un matrimonio come tanti altri. E tecnicamente lo è stato. Ma per chi c'era in mezzo proprio no. Si è celebrato a dovere. E fosse per me si celebrerebbe ancora, data la mega portata dell'evento. Squillino le trombe! Esultino le genti! Dov'è un menestrello quando serve?

Da domani si torna un po' più Blog a Caso.

Canzone del giorno: Confesso, Nomadi. Me l'ha fatta conoscere la sposa, quindi ve la beccate.

venerdì 6 settembre 2013

Celebriamo, che è il caso!

Qui fervono preparativi, amici miei. Ho perfino messo su lo smalto, e per ben due volte perché la prima era andata decisamente male. E infatti son qua che scrivo in attesa che asciughi per bene. Il fatto è che domani è il giorno che non potevo non aspettare da mesi. Domani si sposa quella che considero la mia migliore amica. Non so cosa dire, fare o pensare. Abita a tipo 200 km da me, magari non ci sentiamo per giorni, ma so che lei è lì, e mi auguro che anche lei lo sappia. E adesso mette su famiglia, come si conviene. E' così strano... E' diventata grande, anche se probabilmente non vuole che le si dica. Lei all'altare col moroso, io a guardarla e a cantare quel canto che tanto mi ha onorata ed emozionata al momento della proposta. E a tentare di non piangere, perché temo che in realtà lo farò. Appoggio incrollabile e compagna di facezie, mi ha tollerato e capito e apprezzato anche quando io stessa non ci riuscivo. Crede in me, e non so neanche bene perché, ma la sua  fiducia fa bene. E' di quelle che sta bene solo se quelli che ha intorno stanno bene, e a questo scopo si smazza un sacco per gli altri. Perché ci tiene. Spero di riuscire ad abbracciarla almeno una volta, la mia puzzona di  bianco vestita, e di stropicciarla un po'. Perché, alla fine, mi ha insegnato anche questo: a vivere stropicciata. A farmi una ragione di quello che non posso controllare, e a farmi invece il mazzo se voglio qualcosa. A stropicciarmi. La distanza è un bel colpo da sopportare, anche perché di gente di cui ci si possa fidare completamente ce n'è poca, e quando una si abitua bene è un casino. Ma ci saremo sempre, reciprocamente, questo lo so.
Sono emozionatissima. Puzza, cosa mi combini! Ti voglio bene.
E ora, libiamo!

Canzone del giorno: The Riddle, Nik Kershaw. Lei sa perché.

lunedì 2 settembre 2013

Femminilità, questa sconosciuta

Sono sul punto di comprarmi un chiodo su eBay. No, dico, un chiodo. Di quelli da indossare, non da attaccarci un quadro col tramonto e i gabbiani. Un chiodo. E degli stivaletti tipo bikers. No, e poi mi lamento quando mi si da velatamente della femmina poco femminile. A mia discolpa posso dire che è una tara genetica: io e le mie parenti appartenenti al gentil (?) sesso siamo quasi tutte così. La mia famiglia non è avvezza alla finezza neanche quando si parla di cromosomi XX, no no. Che qua anche da piccole si è sempre preferito giocare con le macchinine che con le Barbie. A mia discolpa, posso dire che da bambina promettevo pure bene, se non altro per il fatto che ODIAVO con tutta me stessa sporcarmi. Tipo che mi mandavano in giardino a giocare, e io nel giro di cinque minuti tornavo in casa perché volevo lavarmi le mani. Tipo che facevo la mia porca figura con vestitini a fiori con le maniche a sbuffo e il collo di pizzo, le calzine bianche profilate anch'esse in pizzo e le scarpine di vernice nere. A ornare il tutto, una treccia bionda lunga da qui all'Alaska. Ma probabilmente è per quello che sono diventata buzzurra, sapete. O forse era solo il gene che tardava a trovare una sua degna e meritoria espressione. E così mi trovo a passare ad essere, da una bambina più assimilabile a una bomboniera di porcellana che a un essere umano, una che ha come massima aspirazione quella di riuscire a dire l'alfabeto in un rutto solo. E che vuole il chiodo e i bikers. Per quanto riguarda questo tipo di cose, non sono per niente femminile; per quanto riguarda invece caratteri più intimi usualmente ricondotti al concetto di donna, quali la dolcezza, la tenerezza e altro... Beh, non ho manco quelle. Il fatto di essere ogni tanto ruffiana non vale mica. Almeno credo.

Canzone del giorno: Laura Palmer, Bastille

sabato 31 agosto 2013

Questo post non merita un titolo

Buonasera, piccoli cialtroni miei! Qui si dorme in piedi, e tra un po' si dormirà sdraiati. C'è gente che deve dormire, come recita il titolo di un vecchio album di Marta sui Tubi. Sono tornata alla realtà del laboratorio da una settimana appena e già sono completamente fusa. Non ho più l'età ormai. Mi si scaricano le batterie subito dopo averle ricaricate, e manco le posso cambiare. Per carità, la leggera e briosa cena a base di pizza e birra magari non aiuta. E neanche la sessione di shopping alla ricerca di una giacca da mezza stagione, che il trench mi ha rotto i sentimenti. Non sono fatta per lo shopping, già ve lo dissi. Cibo e letto potrebbero da soli gratificare la mia intera esistenza. Qua ci si accontenta di poco, anche solo di sentire il live dei Gem Boy stando bellamente in casa propria - live che, nel momento in cui andrò a letto, mi scartavetrerà i sentimenti.
Ecco, ci ho messo circa un'ora a scrivere 'ste quattro righe, e questo ve la dovrebbe dire lunga. Tutto sommato volevo solo farvi sapere che sono ancora viva e moderatamente operativa.

Canzone del giorno: ma per favore. Non riesco a elaborare una frase di senso compiuto, figurarsi la canzone del giorno.

domenica 25 agosto 2013

Libri, capitolo VI

Ok, è un anno e mezzo che non faccio recensioni di libri. Sorbole. Ohibò. Perdindirindina.  Beh, dubito che il creato si sia dannato l'anima con pianti e stridore di denti per questa mia mancanza. Sia come sia ho deciso di riprendere l'antica arte della critica letteraria fatta da una che non ne capisce una beatissima mazza. E stavolta mi avvalgo del supporto grafico:
si, il mio Kindle ha una custodia rossa a pois. Siete abbastanza adulti da farvene una ragione.

Mannaggia zozza, è un sacco scura. Riproviamo:
Pezo el tacòn ch'el buso. Lasciamo perdere, tanto avete capito.
Inferno, Dan Brown. Non avevo mai letto alcunché del signor Marrone, avevo visto Il codice Da Vinci quand'è uscito ma si e no lo ricordo. Mi pare che Tom Hanks corresse in sacco, e in compagnia di una francese. Ecco, stavolta ad accompagnare il nostro protagonista Robert c'è un'inglesina piena di iniziativa e sapere, ma correre si corre uguale. Perché ancora una volta le sorti del mondo sono in mano al nostro prof con la memoria eidetica, che però stavolta non potrà sfruttare in toto. La trama è parecchio articolata, ma i personaggi si imparano a conoscere presto anche perché non sono in un numero esoso. Io non ce l'ho mica la memoria eidetica, di solito devo andare avanti e indietro con le pagine del libro per tentare di ricordare chi è chi. Non vi dico cos'è stato leggere il Signore degli Anelli, per inciso. Invece in questo libro no, e apprezzo tanto tanto questo fatto (anche perché sfogliare il Kindle è una palla cosmica). Lo trovo un libro sviluppato molto bene, con parecchi colpi di scena che rovesciano completamente le situazioni e le convinzioni che il lettore si crea fino a quel momento. Appassiona molto, non riesci a lasciarlo lì e lo finisci in fretta, anche se è bello lungo (millemila puntini di Kindle. Non so a quante pagine corrispondano, abbiatepazienzaabbiatepietà) e anche se le descrizioni dei monumenti e delle architetture sono di un pedante quasi insopportabile. Sarà che si svolge quasi tutto in Italia, precisamente a Firenze, e quindi come ti giri ti trovi davanti a qualcosa di storico. Ma cacchio. Dan, anche no sai. Che pesantezza. Mancava solo il colore delle mutande di Vasari e poi eravamo a posto.
Al di là di questo difetto, la trama appassiona un sacco. Ed è per questo che sono rimasta MALISSIMO a leggere il finale. Non ve ne parlerò a chiare lettere, hai visto mai che ve lo volete leggere e vi rovino la sorpresa, ma diamine che delusione. Un sacco di casino durante fantastiliardi di pagine, corse qua e là manco fossero allenamenti per la campestre, gente che ci resta secca, e per cosa? Per la benemerita anima della ceppa. Ok, vale la pena leggerlo perché è avvincente e in un libro il finale non è l'unica cosa che conta. Ma in un libro del genere, dove tutto è volto al trovare una soluzione che può arrivare solo alla fine, magari un filino importante lo è. Io la butto là.

Canzone del giorno: Wouldn't it be good, Nik Kershaw

martedì 20 agosto 2013

CompleBlog+1... cvd

Come previsto - e temuto - nel post precedente, non sono riuscita a fare due post di fila per il BlogAnno. Eh, troppa grazia sarebbe stata. Eccoci qui, a due anni e un giorno dall'inizio. Se fossi una blogger famosa dovrei indire un concorso a premi. Chiedervi tipo di lasciare un commento simpatico con la promessa di estrarre uno di voi tra una settimana, utilizzando rigorosamente random.org. Oppure chiedervi la soluzione ad un qualche quesito, e il primo che risponde giusto vince e bla bla bla. Già, che i concorsini e i giveaway (ma scriviamo pure ghivauei) fanno tanto blogger arrivato, che sa. E poi che diamine vi potrei regalare? Cosa vi compro? Fossi ClioMakeUp andrei di trucchi, sarebbe facile (costoso, ma facile). Io cosa dovrei regalarvi? Un'idiozia. Una cosa stupidamente degna di questo blog. Probabilmente un cuscino per le pernacchie sarebbe all'altezza. Purché arancione, certo. Una tazza di The big bang theory che suona la sigla quando bevete, o una maglietta di Soft kitty o Knock knock knock - Penny! Oppure qualcosa di più personale, tipo un post dedicato, magari in rima. Certo, poi non ve ne fareste un granché. Ma d'altronde se aveste voglia di qualcosa di produttivo mica stareste qui a leggere 'ste boiate, no?

Ma poi, dico io... Per il compleanno uno non dovrebbe RICEVERLI, i regali? Taglia 46, di scarpe porto il 38-39, apprezzo le coserie di Tezenis e gli orecchini tondi. Grazie mille.

Canzone del giorno: The river, Good Charlotte

domenica 18 agosto 2013

Niente auguri, che in anticipo portano male... Compleblog -1

Domani è il secondo BlogAnno (o CompleBlog? Son problemi) di Un Blog  a Caso. Dato che neanche il primo ha avuto un suo post commemorativo, cosa ne dite se ne faccio due quest'anno così andiamo a pari? Uno oggi e uno domani. Credo che non ce la farò mai, ma tant'è. Ci sapremo dire.
Questo blog nasceva il 19 agosto 2011 in un periodo che non era esattamente come mi aspettavo: ero in tesi ma il lavoro in laboratorio è stato molto diverso da quanto mi fosse stato prospettato, avevo casini impiantati ovunque, quindi ho pensato che dovevo trovare il mio sfogo in un qualcosa su cui meditavo già da un po'. Scrivere mi è sempre piaciuto, e avevo bisogno di sfogarmi, quindi ho pensato di combinare le due cose. In realtà questo angolo arancionato di mondo web sarebbe dovuto rimanere una cosa mia. Non avevo detto a nessuno della sua esistenza, sostanzialmente perché volevo essere libera di scrivere quello che mi pareva, paranoie comprese. Non mi andava l'idea di porgere il fianco scoperto a chi conoscevo veramente, quindi scrivevo, mi sfogavo, e tacevo con gli esseri viventi che frequentavo abitualmente. Poi il caso, il destino, o la mia sprovvedutezza, mi hanno fatto rivelare il quarto mistero di Fatima alla mia migliore amica, e da lì buonanotte. Si, perché avevo omesso di dirle di stare zitta. Posso dire meno male, due anni dopo. E così ho cambiato rotta, ho tentato di scrivere post più fruibili e possibilmente più divertenti, e ho scoperto che mi piaceva molto di più rispetto a  raccontare al nulla informatico i fattacci miei. Far ridere può essere uno scopo più che nobile, e se mi riesce anche solo ogni tanto posso dirmi contenta. Certo, di sicuro non ci riesco con post come questo!

Che poi non è prioprio vero che l'anno scorso abbia saltato il post commemorativo... :)

Canzone del giorno: Hallelujah, Alter Bridge. Anche se l'originale è di Leonard Cohen.

domenica 11 agosto 2013

Risibile elenco #10

Squillino le trombe! Esultino le genti! Dopo quasi due anni (mancano otto giorni otto al BlogAnno. Aiuto) di Un Blog a Caso, le chiavi di ricerca sbudellatissime che portano qui sono arrivate a meritarsi la doppia cifra nel risibile elenco! Gioia! Tripudio! Risate! Sguardi di approvazione!

Sei una persona beige.
Che dubito sia un complimentone. Il beige è un colore platealmente indeciso, né bianco né giallo né grigio né maròn. Quindi se uno è beige o è un indeciso cronico, o il mare quest'anno l'ha visto quanto me, che a mia volta l'ho visto quanto un pesce rosso in una boccia. Comunque sia, dire a qualcuno che è beige non è bello. Risparmiatevelo, su. Il mondo è già abbastanza difficile così.

Storie di supposte imbarazzanti.
Io voglio sapere che faccia hai, persona. Voglio i tuoi dati anagrafici. Voglio conoscere la tua esistenza. Perché se cerchi in Google storie di supposte imbarazzanti, una qualche turba psichica ce l'hai. E io coi matti vado d'accordo, tendenzialmente. Che dopo il post su EvaQ tutti i suppostatori del web capitino qui ormai è un dato di fatto, ma tu, amico mio, ti sei spinto oltre. Perché già la supposta non gronda dignità, vuoi per l'orifizio a cui è deputata, vuoi per la funzione, vuoi perché è molliccia e ti si sbrodola in mano se esiti troppo. Ma tu che cerchi l'imbarazzo nell'imbarazzo, beh, ciurli proprio nel manico. Fammi sapere se poi la tua ricerca ha avuto buon esito, che ci tengo.

Sono mestruata e ho.mangiato troppo gelato ingrassa?
Qui la punteggiatura aiuterebbe parecchio. Al di là del punto messo alla vigliacca, una virgola ce la vogliamo mettere? Ma dove? "sono mestruata e ho mangiato troppo gelato, ingrassa?" oppure "sono mestruata e ho mangiato troppo, gelato ingrassa?". Robe che stanotte non ci dormo, giuro. Comunque sia, non c'è endometrio che tenga: il gelato ingrassa. Bon, fine della storia, un altro caso risolto.
... che poi, tanta stima per l'uso del termine "mestruata". Fa colto, rende alto un concetto situato ben più in basso. A sud dell'equatore, diciamo.

Pietro merda boia cagna ladrissimissima.
Minchia, ma cosa ti ha fatto sto Pietro?

Valeria closed blog.
Più d'uno è giunto qui con questa chiave di ricerca o suoi anagrammi. All'inizio pensavo che fosse un caloroso e non molto velato invito a lasciare il mondo dei blogger, a chiudere baracca e burattini e ciao le balle a tutti. Stronzi. Tuttavia, una breve ricerca in Google mi ha rivelato che Valeria Closed è una trans napoletana che si definisce "attiva, passiva, superlativa!". Ora sì che sono tranquilla.
PS: per dovere di cronaca, vi informo che ho la patata. Puntualizziamo, ecco.

Affidi delle patate.
Ecco, appunto. Dipende dal tipo di patate, se tuberose o antropomorfe. Vado a cercare Valeria Closed, secondo me lei può illuminarmi su questo punto.

Ma se ci deve essere un vincitore, una chiave di ricerca che si staglia uber alles, una combinazione di parole che svetta su tutte nell'aver portato qui, è senz'altro lei:

Frasi su roba inutile.
Si, sei nel posto giusto.

Canzone del giorno: cattiveria e disincanto. Padre davvero, Mia Martini

mercoledì 7 agosto 2013

Fai bei sogni... Con StaiBene!

Allora. Io dormo poco. Non è sempre stato così, ma da qualche anno a questa parte sono diventata più insonne delle vecchine che si alzano alle cinque perché non riescono più a dormire e perché dopo comunque el soe magna e ore e mi go da ndare su e'orto (read and repeat: the sun eats the hours and I have to go on the vegetable garden... che poi, vegetable garden vi convince come traduzione di orto? Per quanto mi riguarda non tanto, ma nel caso la colpa è di WordReference). Comunque. Dicevo che dormo poco. E quando dormo non sogno mai. Mai, e dico mai. Anzi, lo dico in maiuscolo: MAI. Un po' me ne dolgo, sapete... Anche perché nelle conversazioni stanotte-ho-sognato non ho mai niente da dire, e sto  lì a guardarmi le unghie finché l'argomento trova un suo naturale esaurimento; anche se alla fine quella esaurita sono io, lo dovreste ben sapere. Sia come sia, per lenire questo mio cruccio ho pensato di affidarmi a chi ne sa a pacchi. Una paccata, insomma: La dieta per fare bei sogni da StaiBene con furore!

Solo io intravedo il finale già dal titolo? Bah, diamogli fiducia e speriamo davvero che non mi dica solo di non mangiare pesante prima di andare a letto. Che la peperonata per cena non ha mai fatto benissimo a nessuno.
"Dimmi cosa mangi, ti dirò se farai sogni belli o brutti" ulula alla luna l'incipit dell'articolo. Mi pare un approccio molto scientifico... Specchio specchio delle mie brame non lo dice mica? Sono molto, molto delusa. Ad ogni modo, il primo consiglio è di mangiare bio ed evitare i fast food. Ma non mi dire. Doveva proprio scomodarsi l'università di Santa Clara in California? Ma poi, ci andiamo a fidare di un'università allocata in uno stato dove vogliono farti credere che un avvocato megaricco di cognome Cohen si adotta un bulletto di strada in canottiera bianca a costine? Il tutto coronato da una delle sigle meno belle della storia della TV? Vogliamo proprio fidarci dei figli di Orange County? Califooooorniaaaaaaaaa, Californiaaaaaaaaaa, here we coooooooooomeeeeeeeeeeeeeeee! Ma anche no.
Dopo che Ryan e Seth ci hanno rivelato codesta verità, andiamo a vedere cosa ci viene concretamente consigliato di mangiare: frutta, verdura, cereali, legumi, frutta secca, carne e pesce. La dieta Dukan più fagioli e arachidi, insomma. Guardate che una si aspetta poi non solo di fare bei sogni, ma pure di dimagrire. Non create aspettative che verranno disattese, su. Già basta il fatto che anche stanotte non sognerò nulla... O forse no? Vi farò sapere se sono una sciagurata miscredente o se ho ragione. Opterei comunque per la seconda.

Canzone del giorno: Someone like you, Adele. La tristezza fatta bellezza.

martedì 6 agosto 2013

Cose che uno deve sapere

Elenco in ordine sparso e assolutamente casuale delle cose che uno deve assolutamente sapere. Ma proprio tantissimo, eh:
- che una donna insicura, o mestruata, o entrambe le cose, è più portata a mostrare le tette;
- che "fa troppo caldo" è una scusa che torna buona per tutto;
- che i saldi possono anche prevedere sconti dell'1%, ma noi accorreremo lo stesso;
- che, come conseguenza del punto precedento, se costa solo tre euri tre lo comprerai anche se non è della tua taglia/forma/età/sesso/specie animale;
- che il carboidrato è gioia. Più carboidrati, più gioia;
- che far parte della stretta cerchia di umani individui che riesce a dire "osteoporosi" con un unico rutto non ti apre le porte del Rotari, ma dovrebbe;
- che le lamentele non piacciono mai;
- che quando non sai cosa scrivere nel post, puoi fare un elenco, un risibile elenco o affidarti a StaiBene;
- che andare a correre col caldo che fa non ti rende un eroe, ma uno stronzo che corre sotto il sole;
- che devi bevi;
- che puoi essere talmente sfigata da beccarti la dermatite da sole senza mai essere andata al mare;
- che poteva andare peggio, ma anche meglio;
- che una frase tipo "ma l'ha usato anche Sheldon in una puntata di The Big Bang Theory!" non può essere addotta come motivazione per l'acquisto di un piega-abiti di plastica blu.

E questo è quanto.

Canzone del giorno: Wild boys, Duran Duran

domenica 28 luglio 2013

Di che parlare?

Mi accingo a scrivervi, carissimi i miei lestofanti, dopo una giornata fatta di molto sudore, studio, due docce, quattro discorsi (anzi, quattro volte lo stesso) in inglese ripetuti da sola davanti al pc che mi hanno fatto sentire un po' ebete, una sessione di shopping assolutamente non necessario (e la scusa "ma costava solo dodicieuriequarantacinquecentesimi" non me/ve la racconto neanche più), una cena fatta di pizza, birra e rutto libero. Che dire, in questa torrida giornata che non mi ha visto prendere a due mani il coraggio di uscire prima delle 19.15? Che ho il ventilatore sparato sul collo e che lì resterà, che finito il post andrò a leggere Pride and Prejudice (che in inglese, giusto cielo, non finisce mai), che ormai le cose tipo i matrimoni e le lauree dei tuoi ex-amici-ora-conoscenti o conoscenti-da-sempre li apprendi da Facebook. Forse vi dovrei parlare di temi sociali alti, tipo la pace nel mondo. Ma magari è un tema da lasciare alle Miss Italia. Forse dovrei parlarvi dei mondiali di nuoto di Barcellona, ma onestamente ho visto solo le gare maschili di tuffi dalla piattaforma alta alta (non chiedetemi quanti metri sono, via), e solo perché c'erano dei gran bei tocchi di marmo. Dei tronchi di legno massello, proprio.
Non pensiate che non abbia voglia di scrivervi, e che scriva di questi post giusto per fare numero e dirvi "ehi, ci sono". Caldo, stress e sfighe che si susseguono alla velocità della luce non aiutano l'elaborazione di scritti intelligenti né sarcastici. Questa è la Valeria che al momento avete a disposizione, me ne rammarico io per prima...
Però va così e ve lo tenete!

Canzone del giorno: beccatevi della bruttezza pop giovanile. Siate amareggiati con me per la deriva dei gusti, perché non ce ne frega niente che una figona sappia cantare, ballare o quant'altro, basta che Walks like Rihanna, The Wanted. Notare la scena verso i 0:17 con la bottiglietta. Il riferimento è VELATISSIMO.

domenica 21 luglio 2013

Neo-shopaholic, maledizione

Lo ammetto, sto curiosando su StaiBene per trovare qualcosa da scrivervi, dato che la voglia c'è ma l'argomento latita. D'altronde anche io ho latitato, quindi è tutto coerente. E' un periodo impegnato, impegnativo e frustrante, che oggi pomeriggio ho sentito il bisogno di sublimare con lui. Si, lui, l'amante nascosto di ogni donnetta che si rispetti: lo shopping. Ora, io ho sempre professato un odio profondo verso gli acquisti. Eppure oggi ho fatto acquisti. Anche che non mi servivano. Anche da Rinascente, che finora avevo frequentato solo un paio di volte e solo per andare al bar del terzo piano. Giusto cielo, perché? E' colpa dei saldi. Maledizione. Si, i saldi sono quella roba che ti fa dire che stai risparmiando quando spendi. Ma non è vero, proprio perché spendi in robe che probabilmente non avresti degnato di pezza. Tipo il fruibilissimo cappello di panno color vinaccia che mi sono accaparrata da H&M a 9.95 euri. Ma quando mai metterò un cappello di panno color vinaccia? Siamo anche fuori stagione, fa un caldo boione, ergo se me lo mettessi adesso non oso immaginare cosa potrebbe succedere nel momento in cui lo andassi a togliere.
In realtà non sono nuova agli acquisti in saldo perfettamente inutili. Si, perché da un paio di settimane detengo con poca fierezza un tubino nero. Ma che minchissima me ne farò di un tubino nero, che avrà pure le maniche corte ma è pesante come il piombo? Dove ci vado? A un vernissage di arte moderna? Io, che ho dovuto cercare in Google come si scrive vernissage? Eh ma costava 15 euro, vuoi lasciarlo lì? Fa brutto. E allora spendi. Sto diventando una disutile. La pelle secca che ultimamente porto sulle mani forse è segno che mi si stanno per bucare.

Qualcuno mi salvi.

Canzone del giorno: ridete, gente. Adamo ed Ivo, Los Massadores

lunedì 15 luglio 2013

Ci sono ancora!

Che poi, qua, ho sempre mille scuse per non fare i post. Che poi non sono neanche scuse, perché non mi mancano la volontà o la voglia, ma mi manca il tempo (e sticazzi Valeria, non devi mica salvare il mondo). Quindi mi trovo a scrivere, poco prima di andare a letto, un post da cellulare senza canzone del giorno, solo per dire che questo piccolo mondo arancionato mi manca tanto. Giuro che torno. Non so quando, ma torno.

lunedì 8 luglio 2013

StaiBene, al peggio non c'è mai fine

Ci sono tante cose che uno può fare quando è triste. Può rannicchiarsi in un angolo e piangere i suoi guai, può farsi una bevuta con gli amici, può guardare la TV sperando di beccare qualcuno più sfigato ancora, può abbottarsi di gelato. Personalmente, io mi affido a StaiBene, che non delude mai (e il gelato ingrassa, ohi ohi):  Sesso: per lei le dimensioni contano.
Ne vogliamo davvero parlare? Beh, io si. In barba a qualunque tentativo di distacco dai cliché, che fa tanto GENTE CHE SA, qui ai luoghi comuni si da fondo. A piene mani, e scusate l'espressione. Notate pure il link giù a destra per l'articolo dal titolo "Come raggiungere l'orgasmo femminile", che qua del riscaldamento globale o della crisi non ce ne frega una ceppa. Qua ci frega solo della patata e dei cetrioli (per i più fortunati. E le più fortunate. Sennò i casi sono due: o cetriolini sott'olio, o cetrioli di plastica).
La rubrichetta in questione è sorella di StaiBene, e ne condivide la linea editoriale fatta di qualità a palate. Un intero articolo dal tema "alle donne piace il tronco, ma che non sia tronco". Ok, io che ne parlo non sono tanto meglio, ma almeno mi spreco ad aborrire questa cosa. Qui invece si citano studi. Studi, capite? C'è chi studia per scopi nobili, aulici, alti. C'è chi studia le stelle, e c'è chi studia robe sprofondate ben più in basso. Bah. Sia come sia, pare che le donne per scegliere il partner guardino altezza, spalle e pisello. Non so bene in che ordine. Che poi come glielo vedi il pisello? Almeno la prima volta, è una sorpresa. Perché, se a questa amena rubrica fosse sfuggito, la gente va in giro VESTITA. Ora, non so come funzioni in redazione da loro, ma pare sia così, pensate un po'. La gente si copre le pudenda, ohibò. Quindi come si fa? Esistono scanner che possano aiutare noi donnine a vedere se un pacco è un pacco? Che non siano però come quelli che su Italia1 ti spacciano come applicazioni gratis per cellulare, e che poi invece ti ritrovi a pagare millemila euri a settimana. Comunque, se è vera questa cosa la tecnologia ci deve aiutare. I metal detector esistono, no? E allora inventiamo i pacco-detector. Che se uno ha un tappo di moscato nelle mutande fa il rumore della risposta errata dei quiz alla TV, ma se ha lo space shuttle suona la cavalcata delle Valchirie. Grazie.

Canzone del giorno: Sad Statue, System of a Down

domenica 30 giugno 2013

Il disagio della spesa

Allora. Ho la testa spettinata dentro e fuori, messeri. Perché questa è stata una giornata di finta nullafacenza che voleva essere di riposo e invece in qualche modo non lo è stata. Diamine, non ho avuto da salvare il mondo, o pilotare un aereo dopo che il pilota ha mangiato le noccioline a cui non sapeva di essere allergico, o messo in salvo millemila cucciolini da dei cattivoni cattivissimi, ma insomma. Guardate che fare la spesa al centro commerciale di domenica è dura, eh. Allora, ti accorgi che dopo una settimana di assenza non hai niente di edibile in casa. O meglio, hai solo pasta, purè in busta e tonno in scatola. Se consideri che nella suddetta settimana hai ingurgitato una quantità di nefandezze per cui non otterrai mai il perdono da parte del tuo fegato, decidi di andare a comprarti qualcosa di sano. Tipo quella roba strana di cui stavi per scordare l'esistenza, nota ai più col nome di verdure. Sapete, quella roba che spunta dalla terra e che tanti omini (o macchine. Ma preferisco pensare che siano omini) raccolgono e rivendono. La roba sana che dovrebbe disincagliarci le arterie dai maledetti grassi saturi a cui McDonald's ci ha abituato da tempo immemore.

Sia come sia, consapevole del fatto che i miei succhi gastrici richiedevano un po' di requie, ho preso la bici e sono partita. Sapete, qua non abbiamo mica la macchina. E poi un po' di ecologismo, giusto cielo!  Devo pur farmi perdonare da Madre Natura per non aver salvato i millemila cucciolini. Ad ogni modo la bici non era la mia, ma una presa in prestito; la non disponibilità della mia bici avrebbe dovuto suggerirmi qualcosa, in effetti. Ma incurante di tutto io parto. E a che ora parto? Alle 11.30. Col sole a picco. Geniale. Un affanno che metà sarebbe bastato, anche perché i miei cosciotti non erano abituati - o non più - alla durezza della bici, il che mi ha fatto imprecare per un buon quarto d'ora. Dopo essere arrivata, e pregando di aver capito come stracacchio funzionasse il lucchetto della catena della bici (una roba progettata dalla NASA? La cassaforte svizzera dei lucchetti, impenetrabile e insuperabile come il tonno? No, semplicemente dovevo tenere dentro la chiave finché lo chiudevo. Troppa scienza), sono entrata. Ecco, come colonna sonora ci sarebbe voluta la cavalcata della Valchirie. C'era chiunque. CHIUNQUE. Dite un nome, e c'era. Io, la mia provatezza, il Polase che avevo preso speranzosa prima di partire, il mio principio di emicrania e un sacco di gente. Un botto, proprio. Questi sono stati i primi pensieri che ho partorito, in bell'ordine - che non si dica che faccio casino:
- aaaaaaaaaargh!
- AAAAAAAAAAAAARGH!
- ma chi me l'ha fatto fare?
- ciboooooo!
A quest'ultimo pensiero ho fatto fronte così:
Si ringrazia il bar del centro commerciale per aver provveduto al mio sostentamento psico-fisico per la modica cifra di due euri due.
Alla fine mi decido ed entro al supermercato: il primo disagio è stato cercare i carrellini. Quelli rossi che trascini per terra. Il blocco di gente era tale per cui erano spariti tutti, in mano com'erano a orde di acquistatori assassini che avrebbero tagliato gole e umane speranze per l'ultima caciotta in offerta. Vi risparmio le problematiche con cui ho avuto a che fare per procacciarmene uno, ma alla fine ce l'ho fatta quindi via! Si parte! Trionfino gli acquisti cibosi! Alla faccia degli sprovveduti acquistatori della domenica, tu sei organizzata. Loro sono tanti, ma tu hai un piano: l'acquisto finalizzato alla lista che hai in mente. E così parti all'avventura, schivi gli inesperti spesaioli - stolti! - che tergiversano, perché tu hai un obiettivo e sai come raggiungerlo! Fai tutte le corsie, sapendo perfettamente cosa comprare e cosa no. E sai che spenderai poco, perché devi comprare un po' di verdura, le mozzarelle, l'affettato e lo yogurt. Vai avanti e fai tutte le corsie. Gagliarda e orgogliosa, hai già finito. Ma poi guardi tronfia il carrello e lì te ne accorgi: hai il triplo di roba del previsto. Ti viene il dubbio di aver preso su il carrello di qualcun altro. E invece no, sei anche su una sprovvedutissima acquistatrice della domenica che si fa ammaliare dai prezzi che finiscono con .99, dannazione. Eh vabbè, alla fine non rimetti giù niente, perché IN FONDO IN FONDO ti serve (aka vuoi) tutto. E hai pure scordato il pan carrè. Pazienza, tra le corsie gremite di donne urlanti e uomini che nelle corsie vorrebbero sprofondarci, tu non ci torni. Ti senti ancora superiore alla volgare plebe, nonostante tutto, e non ti ci vuoi rimescolare. Vai alla cassa, scegliendo quella con meno gente. Si, ok meno gente, ma tizio con spesa trascendentale e cassiera che non capiva bene perché fosse lì. Che si ritenga fortunata che non è una di quelle a cui capitano gli scentrati di Pazzi per la spesa coi loro miliardi di coupon. Alla fine il tizio che ha comprato la qualunque riesce a pagare, nonostante la cassiera abbia avuto nel mentre la voglia di farsi un giretto, e quindi tocca a me. Niente carta Nectar-no la borsina ce l'ho già grazie-pago col bancomat. Tutto liscio.
Esco. Bentornato, sole! Bentornata, gioia esistenziale! Slego la bici, carico la spesa nel cestino (perché il cielo mi vuole così bene da avermi dato una bici col cestino) e via! Gioia al mondo! E' finita!

... E invece no. Perché se attraversi la strada col rosso può anche non succederti niente, ma il karma ti punisce. Tutta tronfia per la libertà della strada, io attraverso. E a metà sento una roba tipo PLOF. Mi giro, e scopro che nell'attraversamento il mio sugo pronto alle noci (prezzo .99) ha tentato il suicidio scagliandosi contro l'asfalto. Stracciamoci le vesti! Ululiamo il nostro dolore alla luna (nel caso sia giorno, aspettiamo che sorga)! Onestamente, dopo un "ohibò" (versione purgata) non sapevo che fare. Avevo la bici, quindi pensare di legarla in velocità e correre a raccogliere il sugo - il tutto col rosso - era difficile. Tornare in mezzo alla strada con la bici era impensabile, perché probabilmente nel raccogliere il prezioso flaconcino avrei rovesciato tutto il resto. E finché facevo tutti questi pensieri, iniziano a passare qualcosa tipo dieci macchine. Dieci, almeno. E nessuna che mi spiaccica il sugo. Karma? Presa per i fondelli del destino? Mah. Alla fine scatta il verde pedonale, e con circospezione mi avvicino alla confezione che pare miracolosamente integra. E un simpatico passante, che la scena l'ha vista tutta perché aveva da attraversare lui pure e non aveva minimamente pensato di correre in soccorso di una povera donzella in difficoltà di sugo, raccoglie agilmente la confezione e mi chiede "lo vuoi?". Si, tesoro, non sono rimasta sul ciglio della strada con il disagio addosso perché avevo voglia di farlo. Diamine, te lo spalmerei in faccia, il sugo alle noci.

Canzone del giorno: Amore amorissimo, Elio e le Storie Tese. Niente di eccezionale, ma si difende bene.

sabato 29 giugno 2013

Album di viaggio

Allora. Sono mancata per parecchio tempo, qui. Lo ammetto senza troppe riserve. Chiedo venia a chi ne può fregar qualcosa, ma avevo dell'altra vita da fare. Nello specifico, eccovi un sunto dell'ultima settimana:

Laguna di Venezia dall'aereo. Tanta roba.

Può mancare la foto delle nuvole? No. E' un clichè e come tale va rispettato. Già ho sofferto la delusione che, con tre aerei presi questa settimana, in nessuno ci sia stato un italiano che abbia fatto l'applauso all'atterraggio. Lasciatemi almeno le nuvole.


... e se atterri a Vienna, trovi qualcosa di bellissimo da qualunque parte ti giri. Anche, e soprattutto, quando sbagli strada.
Ammetto che non sia tipico viennese, ma il bicchiere di Starbucks fa status quindi volevo andarci tantissimo. Va da se che il frappuccino non l'ho finito.

Fermata della metropolitana. Se vai a visitare la patria del commissario Rex, la metro è la tua migliore amica. Insieme al necessario e provvidenziale tizio che, cartina- e senso dell'orientamento-munito, ti aiuta a capire su quale devi salire.

Franchising di souvenir. Principalmente Mozart, of course. Collateralmente qualcos'altro. Collettivamente un travaso di bile quando leggi il prezzo di 'ste cianfrusaglie.

Il vento punisce me e i miei capelli. Si perché là sotto, ve lo giuro, ci sono io. Sembra una delle scene ventose del Signore degli Anelli. Thou shalt not pass!

Stephansplatz (auf wiedersehen). Il tetto mosaicato è qualcosa di spettacolare, sotto il sole.

Belvedere. Il luogo più bello che io abbia mai visto, che mi ha suscitato gli "oooh" ammirati di un bambino davanti al regalo di Natale che aveva chiesto.


... perché qui (lì) c'è gente che, niente, suona l'arpa per strada.

'Sta città, che ho lasciato stamattina col cuore spezzato, è qualcosa di meraviglioso. E lì funziona tutto: trasporti, servizi, tutto. E si mangia un botto. Civilissima Austria, i tuoi luoghi comuni sono stati ampiamente rispettati.

Canzone del giorno: non c'entra niente. Vi dico di più: è proprio brutta. Fatemi un favore, non ascoltatela che poi magari ci rimanete male e date la colpa a me. Oggi mi si è piantata in testa. Leap of faith, David Charvet. Ma diamine, stai cantando una nenia con quel poco di voce che hai, perché fai le facce da rocker che si sta sforzando tantissimo? Sarai ben figo, David, ma io non ti capisco mica.

mercoledì 19 giugno 2013

Malinconia portami via

Tanto per cambiare, la stanchezza la fa da padrone. Ma proprio tanto. Quindi sono qui, in questa cappa di afa assurda e soffocante, a scrivervi cose sconnesse e prive di consequenzialità. Giornata a dir poco torrida, a dir poco lunga, a dir poco boh. I pensieri fanno fatica a fluire, sono un po' pastosi già dentro la testa, figurarsi a scriverli.
Esattamente un anno fa mi stavo cagando in mano per l'esame di stato da farmacista, che cominciava il 20 giugno 2012. Panico, proprio. E ora vedo delle mie amiche con più o meno (spero meno) lo stesso panico che domani dovranno affrontare le stesse prove che ho affrontato io. Le stesse, ma diverse. Come diverse sono loro rispetto a me, e diverso è il tempo. Diverso è l'approccio. Di uguale c'è solo il caldo infernale, che non ti fa venire tutta 'sta voglia di mettere un camice e piazzarti davanti a un bunsen acceso. E così, a un anno esatto di distanza, la storia si ripeterà. Ma non per me.
Domani, poi, è anche una data di quelle che ti ricordano le tue sfighe, una di quelle ricorrenze di cui faresti volentieri a meno ma da cui sai di non poter prescindere, perché hanno condizionato quello che sei stata, sei e sarai. Però, francamente, vorresti di no.

Che gran botta di vita stasera, eh.

Canzone del giorno: Learn to fly, Foo Fighters

De corsae natura

Sono diventata una che va a correre, è ufficiale. Non è che fosse prevedibile, sapete. Il mio motto è sempre stato "correre senza essere inseguiti è un insulto verso chi corre in quanto inseguito". Rientra nelle mie frasi celebri, proprio. Se mai una biografia sulla mia produttiva e senz'altro interessantissima vita comparisse al mondo (al massimo in edicola, allegata a TV sorrisi e canzoni. Ma esiste ancora?), sarebbe riportata nel capitolo dell'ipse dixit. E capite che non sta mica bene, allora, che abbia contraddetto così tanto il mio io intrinseco e pigro come un bradipo. Non sta bene per niente. Quindi, perché sto così tanto contravvenendo al mio essere e alla mia credibilità? O meglio, alla poca credibilità che mi era rimasta? Vagliamo insieme un po' di ipotesi. Dai, che ne avete voglia, vi conosco furbacchioni:
- perché c'ho la panza.
- perché c'ho il culone.
- perché c'ho la panza e il culone.
- perché mi si liberano le endorfine. Pare che sì, correre stimoli la produzione di endorfine, che sono quelle che mi fanno tanto tanto contenta quando mangio la cioccolata. Posso dire che secondo me è una puttanata galattica?
- perché l'argine che costeggio di solito si sta popolando di giovanottoni prestanti e atletici. Bicipiti scolpiti e cosce di marmo. Ma vi prego di considerare le condizioni in cui sono io quando corro: capelli sfatti, grondante sudore come se nel fiume mi ci fossi tuffata, col fiatone (ansimo come un maniaco telefonico, per capirci) e con l'amabile scoordinazione che madre natura mi ha gentilmente offerto come optional incluso nel prezzo. Ecco, diciamo che farmi vedere da chiunque sarebbe l'ultima cosa che vorrei. A maggior ragione, farmi vedere da dei figaccioni in maglietta di tessuto tecnico stretta stretta e pantaloncini. Giusto cielo, no.
- perché voglio una scusa valida per andare a fare shopping da Decathlon. Che non è shopping normale, perché è molto meno incasinato e senti che stai spendendo soldi per una buona causa, cioè la tua forma fisica. Insomma, non ti senti proprio proprio una merdaccia quando esci dal negozio con millemila sacchetti pieni di magliette, pantaloncini, fasce da braccio per lo smartphone, preparati proteici, scarpe e - già che c'eri - una tenda per otto persone.
- perché volevo un motivo valido per scrivere un post col titolo in latino, che fa tanto colto.

Canzone del giorno: Wanderwall, Oasis. L'unica degli Oasis che ascolto, tra l'altro.

domenica 16 giugno 2013

Oziosità da web, con preambolo

Che poi mi piacerebbe che mi piacesse la musica classica. Anzi, l'opera. Perché fa aulico. Io mi immagino così, con un bicchiere di cherry in mano (perché - ammettiamolo - la grappa sarà anche buona ma non mi risulta che le penne nere trasudino aulicità), a menarla a chiunque ne sappia meno di te. Te ne stai lì, in mezzo a una conversazione a caso ma anche no, e te ne esci con una qualche citazione. Fa tanto colto. Però mi piacerebbe conoscere l'opera solo per potermene vantare, quindi non vorrei conoscerla per come l'arte andrebbe approcciata: in modo nobile e fine a se stesso. Quindi non ne vale la pena. Bene, mi sono risparmiata ore di DVD e ricerche su Wikipedia sulle varie Madame Butterfly e affini.

Fatto questo inutile preambolo senza un perché apparente (ma anche non apparente, fidatevi), vi do il benvenuto! Ciao, sprovveduti lettori che sono capitati qui a caso o di proposito, il che vi renderebbe ancora più sprovveduti! E' un'oziosa domenica di giugno, con un caldo afoso arrivato di colpo a tagliarci il fiato. Non scrivevo da un po', sarà che mi sto impigrendo o sarà che davvero avevo da fare un bel po' di cosette. Ma tornare qua è sempre terapeutico... Anche perché mi costringe a spremermi le meningi e il web per trovare qualcosa da dirvi, e quindi incappo in notizie tipo questa. No, ma si sentiva l'esigenza che un quasi settantenne tornasse a recitare in una delle saghe meno necessarie del millennio. Saga d'azione, oltretutto. Già me lo vedo, il nostro Terminator, che prima di affrontare tutti i nemici brutti e cattivi che gli capitano sotto mano passa in farmacia a comprarsi il Brioschi e la soluzione Schoum. E le caramelline al rabarbaro dal tabaccaio.
Frughi un altro po' su siti serissimi (sarcasmo a palate) e trovi questo. Con la valenza scientifica di una puntata di Voyager, e con la stessa sicumera, Roberto Giacobbo l'autore dell'articolo ci illustra come le ninna nanne live facciano bene ai bambini prematuri. Beh, oddio, dipende. Che se per padre hai Miguel Bosè va anche bene, se hai il Divino Otelma magari no. Idem per la mamma, perché Maria Callas e Maria Nazionale in comune hanno solo il nome di battesimo. E forse la stessa, innata propensione per l'allegria, questo ve lo concedo.
Continui a frazzare sul web e trovi loro, gli angeli di Victoria's Secret in costume da bagno. Penso di aver fatto contenti gli ometti, mentre alle donne - me compresa - devo aver inflitto un dispetto non da poco. No, ma non c'è frustrazione nelle mie parole. Non mi sto guardando la panza con aria colpevole e non mi sto ripromettendo di sottostare a una dieta che so già che non farò.

Ok, direi che nel tempo in cui sono stata lontana dalle facezie del web non mi sono persa niente.

Canzone del giorno: Stupid girls, P!nk

venerdì 7 giugno 2013

Lezione della settimana

Questa settimana ho imparato:
- che tra te e la sfiga, vince la sfiga. Sempre. Che si tratti di bucherellare con l'acido gli unici jeans che ti fanno un culo decente, o di farti cadere in pubblico, o di farti lavorare di festa, lei c'è. La sfiga era, è e sarà, e pare che ti sia particolarmente affezionata.
- che quando dici al parrucchiere di farti i capelli mossi, esci dalla parrucchieria che sembri Jane Fonda. Liscia, però.
- ti tocca avere a che fare con gente incompetente, prepotente, petulante, asfissiante e invadente. Poi ti rendi conto che pensavi tutto questo perché eri in piena sindrome premestruale.
- che i mal di testa sono proprio feroci.
- che ormai scrivo post solo quando devo aspettare che la lavatrice finisca.
- che ho le mani bucate (non di acido, fortunatamente).
- che non c'è niente che un krapfen o uno spritz non possano risolvere.
- che c'è gente messa peggio di te, senz'altro, ma purtroppo non la conosci.
- che la stanchezza è la coperta più pesante che ti puoi mettere addosso.
- che l'amarezza è come il color tortora: non è utile a nessuno, ma fatto sta che esiste.
- che sono proprio ingenua. Anzi, diciamo pure tonta.
- che forse scappo via.

Canzone del giorno: Fammi dormire, Matteo Becucci. Potrei dedicarlo alla mia lavatrice. Dai, muoviti. Che poi il video di 'sta canzone è tremendo.

giovedì 30 maggio 2013

StaiBene o StayPsycho? #2

Diversi giorni fa avevo iniziato a commentare questo articolo sui mestieri da psicopatici (per la prima parte andate qui. Sticazzi, sto diventando professionale). E niente, vi pare che lo lascio a metà? Quindi, dopo le ultime cinque posizioni, andiamo a scoprire i mirabolanti mestieri per psicopatici che occupano la top 5. Lo so che non vedevate l'ora, lo so. Non ringraziatemi.

5. Chirurgo.
Qui c'è un vizio di fondo, signori miei. Non è che chi svolge questo lavoro è più propenso alla pazzia, bensì era già compromesso prima. No, perché sta crescendo tutta una serie di chirurghi che ha scelto la specialità in base a un qualcosa di imprescindibile e assolutamente fondamentale. Qualcosa che ha forgiato le giovani menti di orde di diciannovenni o ex tali, ma che poteva benissimo farne a meno con gran sollievo di tutti: Grey's anatomy. Ditemi voi se non è da pazzi anche solo guardarlo. Se fossimo in Facebook, vi disegnerei questa faccina: -.-'

4. Venditore.
Diciamo che la dovizia di particolari è fatta diversa. Venditore de che, di grazia? Pentole, materassi, montascale Stannah (in due parole: Giorgio Mastrota)? Oppure come Baffo da Crema e la sua asma? O banalmente uno che vende cose in maniera normale e civile? Sono un po' interdetta, ma il filo comune c'è: di 'sti tempi, pensare di vendere qualcosa è da fuori di testa (ecco, pure il messaggio amaro sulla crisi. Non ci facciamo mancare niente).

3. Media (televisione/radio).
Un solo nome: Luca Giurato.

2. Avvocato.
Signori miei, anche qui la TV ha le sue colpe. Da Perry Mason a Ally McBeal e chissà chi altro non mi viene in mente adesso, è tutto un tripudio di avvocati fotonici che indagano e/o trombano come dei ricci. Ma in effetti fare l'avvocato in Italia è un po' da psicopatici: prima c'è l'esame di Stato, che va fatto quelle 4 o 5 volte prima che vada a buon fine. Poi bisogna crearsi un giro, il che vuol dire soffiare i clienti dallo studio in cui prima si facevano solo le fotocopie, e mica è facile. Se poi vi capita di dover difendere un certo tizio di Arcore, si diventa pazzi davvero.

Ma alla numero uno, coperto da lodi e onori, troviamo...

1. Amministratore delegato.
Io non so bene cosa faccia un amministratore delegato. So che ne parlano spesso su Centovetrine, magari vado ad informarmi là e poi vi dico. Disinformata me. Vituperatemi.

Canzone del giorno: Brimful of asha, Cornershop

sabato 25 maggio 2013

Prove tecniche

Questo é il mio primo post da cellulare, carissimi. Eh già,  lo smartphone é approdato pure qui... Ci sto mettendo sei anni a a scrivere, mi chiedo se ne valga la pena ma intanto ci provo. Copioso, sgargiante sonno, tanto per cambiare. Sonno che non potrà essere soddisfatto prima di qualche ora, mannaggia a me... Cavolo, quante corse. Che affanno. Aaaaaaaaaah!
Il link non riesco a metterlo, niente canzone del giorno...

lunedì 20 maggio 2013

Post brontoloso

Allora, scrivo questo post con più stanchezza e meno voglia di quanta vorrei, ma tant'è. Quello che dovrei leggere non ho voglia di leggerlo, sono un po' finita. Sarà che è lunedì, sarà che oltre al laboratorio oggi mi sono data alla corsa, sarà il pensiero di gente strana che quando sente dire "ugelli" o "schizza" ride come se avesse tredici anni. E poi ci sono le mancanze, i vuoti che non ne vogliono sapere di essere colmati. E c'è una partita di calcio a cui non posso andare e in cui non posso tifare per le ragazze pon pon (go canale A, go!). Cheppalle. Giornata un po' improduttiva, spero che domani vada meglio. Insofferenza, disagio e voglia solo di giocare col cellulare nuovo (perché dal nokia al galaxy cambia TUTTO). Scusate lo sfogo, oggi va così (tanto per cambiare... Ormai mi vorrete lapidare, io lo so).

Canzone del giorno: Pompeii, Bastille

giovedì 16 maggio 2013

StaiBene o StayPsycho?

Ci sarebbe da andare a vedere l'arrivo della Millemiglia stasera, ma buonanotte. Sono in appartamento, da sola, con l'unico sottofondo della lavatrice in funzione. Pace, silenzio (lavatrice a parte), tranquillità. E i pensieri, come già vi accennavo ieri sera, tendono a galoppare. E allora stronchiamoli: StaiBene, Mestieri per psicopatici.
Ottimo, questo proprio mancava alle copiose e necessarie storielle made in Libero.it. Me par proprio ben. Ma già dall'inizio il titolone sensazionalistico viene stemperato, perché non si tratta proprio proprio di psicopatici. Si, qui si parla di gente poco incline alla socializzazione, magari bugiarda, che al liceo copiava la versione di latino, ma essere psicopatici, concedetemelo, è ben diverso. Bah. Se dovessi dare retta a queste mie considerazioni preliminari, il post non lo dovrei neanche fare. Salta tutto l'impianto logico di base, lo capite anche voi. Ma la logica non è mai stata il mio forte, quindi tanti saluti.

10. Impiegato statale
No vabbè, ci danno solo l'elenco senza un minimo di commento che sia un minimo. Per dire quanta serietà gronda da queste righe, eh. Gli pesava il culo. La categoria, in questo caso, è vasta: si va dal professore universitario al segretario del comune, fino all'impiegato del catasto. Statisticamente, è pure facile che qualche psicopatico ci sia, se non altro perché gli statali son tantoni. Per quanto ho visto io, vi assicuro che nel mio dipartimento non ce n'è uno che sia in bolla. Prof, tecnici, segretari, portinai: ognuno ha qualcosa che non quadra. Quindi, avete ragionissima (per stavolta).

9. Chef
Certo, se guardi MasterChef è ovvio che tu te ne convinca, mio amabile scrittore di articoli senza un perché. Non so bene cosa ti abbia convinto a dire questo, magari ti hanno tirato dietro della lepre in salmì da piccolo e ora ce l'hai con chi cucina. Non sta bene, sai? Fattene una ragione.

8. Membro del clero
Quanto tempo ho per ironizzare, scusate?

7. Agente di polizia
Non so se si scambi la pazzia con l'amore per il brivido. Certo è che se sei conclamatamente pazzo, il porto d'armi non te lo danno mica. E nelle fiction avete mai visto un poliziotto senza pistola? Certo che no! Quindi il segreto sta nel nascondere per bene il proprio disagio mentale, e con esso i pezzetti di cadavere che vi portate appresso.
Ohibò, la lavatrice ha finito, aspettate che vado a stendere...
... rieccomi.

6. Giornalista
Qui sono d'accordo: se vuoi fare seriamente il giornalista, almeno in Italia, devi essere completamente fuori di testa.

Ok, le altre cinque posizioni le vediamo un'altra volta...

Canzone del giorno: Me voy, Julieta Venegas

mercoledì 15 maggio 2013

Pensieroni della sera

Tante cose in poco tempo, ragazzi miei. Ammetto che sono un po' disorientata, ma purtroppo non ho il tempo di fermarmi a pensare. Sono sempre stata una lenta, una che doveva ponderare per bene le cose prima di trarne delle conclusioni, e ora non posso. Dovrei farlo finché faccio pipì, tipo, e capite da voi che non sta bene. Mi viene da farlo quando sono a letto, finalmente senza altre incombenze da svolgere almeno per le ore successive. E lì hai voglia che mi scatta l'insonnia, è inutile che mi lamenti che non dormo. Perché è così, i pensieri non perdonano mica. E per quanto siano insignificanti agli occhi del mondo ti tengono sveglio e non puoi farci niente. So che le mie preoccupazioni, e anche le mie gioie, sono mie e basta, ma almeno qua mi sfogo un po', quindi scusate le questi pensieri diventano in minima misura anche i vostri.
Mi sa che neanche stanotte si dorme.

domenica 12 maggio 2013

Canta e ricanta

Non so bene di cosa parlarvi, tanto per cambiare. Qui si fanno molte cose, si prova a farne molte altre, non si fa in tempo a farne altre ancora. Dovrei essere sui libri in questo momento, ma preferisco stare nel mio piccolo angolo arancione di web. Settimana piena di eventi, amici e aperitivi. Valà che all'alcol resisto bene. C'è stato pure il karaoke. Ora, io adoro cantare. Lo farei a tutte le ore e a squarciagola. Ma preferibilmente da sola, o con pochi elementi selezionati. Un karaoke su un palchetto avrebbe potuto essere un trauma. Sia come sia, complice l'alcol ce l'ho fatta, mi sono divertita, e ho pure fatto bis e ter. Chissà perché cantare è così liberatorio, almeno per me. Che poi può essere qualunque roba, perché in effetti non ho cantato il mio genere abituale. Per di più erano parti da donna, mentre di solito sono abituata a fare quelle da uomo, avendo un trombone al posto delle corde vocali. Boh. Mi rasserena come poche cose al mondo, forse tanto quanto scrivere.
Che voglia di saper cantare bene...

Canzone del giorno: Beauty school drop out, da Grease. Questa sarebbe davvero improponibile da cantare.

domenica 5 maggio 2013

Inutilità come argento fra le stelle

Ho appena sentito per sbaglio, e per due volte nel giro di quattro minuti, La nuova stella di Broadway di Cesare Cremonini. E ora mi risuona in testa, sembra proprio non volersene andare. Così, in questa serata ancora una volta di pioggia, mi ritrovo a pensare a questa canzone. Ne ho visto il video, due volte di fila, ma solo il finale. L'intro per me è ancora un mistero. E qui potrebbe partirmi un pippone metafisico su come a volte si piombi nelle situazioni in medias res, e non si sappia come siano cominciate ma lo stesso se ne giudichi il finale, ma ve lo risparmio.
Tu chiamami e ti vestirò come una stella di Broadway.
Stella che, comunque, con 'sti nuvoloni non puoi mica vedere. Stasera va così, con un mood malinconico come quello della canzone. Sarà che piove, sarà che boh. Cielo plumbeo e greve, di quelli che ti appesantiscono l'umore. Non so voi, ma credo personalmente di risentire parecchio del meteo. Quindi immaginate cos'è stato il mio umore negli ultimi due mesi! Non fa altro che piovere.
New York, New York è una promessa d'amore.
Chissà se anche là c'è 'sto tempo infame. Quello che so, beh, è che qui si. Il cielo è perennemente gravido di nuvole che sanno mantenere le loro promesse di partorire pioggia. Che senso di oppressione. Tanto vale tirar giù la tapparella, che fuori il copione è sempre lo stesso. Domani inizia una nuova giornata, sperando che sia meno densa e fumosa di questa.
E chi non ha mai visto nascere una dea...
Facciamo basta. Mi guardo un po' di The big bang theory.

Canzone del giorno: mi sembra doverosa. Rain man, colonna sonora. No, niente cantato.

giovedì 2 maggio 2013

Elogio della miseria sbagliata

Mi si chiede di fare un post a tema. Funziona così: io chiedo un jingle su qualcosa, e mi si risponde "facci un post tu". Mi pare giusto, dato che lamento sempre una certa mancanza di idee. Quindi, eccovi servito un post sulla miseria. Anzi, sull'immiserimento.
Partiamo da tutti i presupposti politically correct di 'sto mondo: e la povertà è una piaga sociale, e la miseria è qualcosa su cui non scherzare, e bla bla bla bla. Ok, sono d'accordissimo, e infatti non è a questo che mi riferisco. La miseria contro cui mi ritorco è di ben altra foggia: è l'immiserimento vero e proprio, quell'inno incarnato alla miseria che non ha motivo d'essere. Se non quello, ovviamente, di farsi compatire. E' un modo d'essere che a volte mi suscita ilarità, ma ben più spesso fastidio. Perché se di problemi economici non ne hai, il fatto che tu tagli il succo di frutta con l'acqua non manifesta la tua miseria, ma la tua tirchiaggine. E la tua voglia di essere compatito. Ma come si fa a compatirti? A me viene da ridere, o da guardarti male, o da comprarti un pacco di biscotti così per un po' non avrai di che lamentarti. Se non altro perché avrai la bocca piena.
Perché è così, l'elogio della miseria quando miseria non c'è dà noia, ma ci si può ridere su. Eccovi le mie personalissime, inadeguatissime e sciocchissime Regole di Sopravvivenza agli Elogiatori di Miseria:
- fare i conti in tasca all'Elogiatore, annotando entrate ed uscite e cazziandolo, dati alla mano;
- cazziarlo, anche senza dati alla mano;
- assecondarlo fino alle estreme conseguenze, fargli credere che gli credete, per vedere fino a dove si spinge per poi riderne sottobanco. O sopra il banco (il tirchio crepa);
- coinvolgere un vostro amico nel classico, amabile giochetto dello "scommetto che oggi riesce a dire perfino che..." (lo ammetto, è il mio preferito);
- fargli credere, con l'aiuto di un compiacente direttore di banca che DI SICURO è vostro amico, che è davvero nella miseria. Vediamo come va.
Fatene tesoro, di 'sti consigli.
Che poi ci sarebbe anche tutto un discorso sulla miseria non economica ma umana e sociale, del tipo "ho lavorato così tanto che non ho avuto tempo di lavarmi": ecco, no. Fai a meno di dirmelo, che i casi sono due: o non ti credo, o ti credo e allora mi allontano.

Canzone del giorno: Desert rose, Sting

lunedì 29 aprile 2013

StaiBene, asciuga le nostre lacrime! #2

Allora, io ci ho anche provato a fare la brava e a lavoricchiare su qualcosa di serio, stasera. Ma il proxy dell'università non collabora mica, e mi sto facendo sclerare da tre quarti d'ora buoni. Ergo, depongo le armi contro la malevola tecnologia e vengo a cercare il mio spirito zen qui, sperando di non averlo esaurito tutto nel momento in cui ho scoperto di aver ammaccato TANTISSIMO le mele che avevo comprato al supermercato portandole a casa in bici. Maledizione. Eh vabbè, zen. Zen e StaiBene, che con voi sono in debito di mezzo post: Come dimenticare un amore.

5) Fatevi un regalo.
Questa è una frase molto pericolosa da dire a una donna. Perché se abbiamo dei dindini in mano tendiamo a non essere particolarmente morigerate. Ve lo dice una che non è femenazza per niente e che il 25 aprile si è comprata quattro paia di scarpe. Giorno della liberazione, proprio. Fatto sta che se ci dite "spendete", noi mostriamo una certa buona volontà nonché un indiscusso talento per la cosa. Quindi non istigateci, per carità, che poi ci indebitiamo ed è un casino. Gli uomini, StaiBene dixit, dovrebbero darsi alla birra. Ehm. Ehm a strafottere. Solo io ci vedo qualcosa di sbagliato, qui?

6) Datti allo sport.
Dice che è per sfogare la rabbia. Dice che fa bene. Bah. Fa bene alla palestra che raccatta i nostri dindini. E se non si va in palestra ma a fare roba all'aperto tipo correre, fa bene al farmacista che vi venderà qualunque roba perché voi, per "sfogare la rabbia", siete andati a correre sotto la pioggia e vi siete presi la qualunque. Magari scivolando pure, che così ci scappa anche uno di quei tutori così graziosi e pratici.

7) Sorprendi te stesso e gli altri.
A leggere il trafiletto, si scopre che ci consigliano, in caso di delusione amorosa, di tagliarci i capelli. Una donna che cambia capelli quando finisce una storia non è PER NIENTE un luogo comune, in effetti. L'equivalenza tra cambio di capelli e di uomo non l'aveva ancora fatta nessuno, complimentoni. Cristo, è talmente tanto un cliché che ormai non è manco più di moda.

8) Resta solo il meno possibile.
Così non ci pensi, capito? Ti distrai, pensi ad altro. Lasciatemi dire che non ho mai un granché creduto al potere della distrazione in questi casi. Se per una sera non ci pensi, non è che il problema si risolve: si trascina. Ti aspetta lì, e non puoi sperare di farlo evaporare. Forse puoi affrontare la questione con più serenità, o forse no perché il fatto di essere sereno ti priva della voglia di pensare alle tue beghe.

Ok, stasera sono molto più inacidita di quanto pensassi. I beg your pardon.

Canzone del giorno: Mi servirebbe sapere, Antonio Maggio. Non è il massimo, ma il video è simpatico e lui canta bene, anche meglio di quanto dimostri in questa canzone.

domenica 28 aprile 2013

Auguri un po' così, atto II

Allora, esattamente un anno fa ho pubblicato questo post. E niente, ho deciso di farla diventare una tradizione. Va da se che il soggetto a cui fare gli auguri è lo stesso, e va da se che stavolta gli anni sono ventisei. Cifra pari che ti porta verso i trenta. Sono a disagio io per lui (anche perché tra cinque mesi tocca pure a me). Quindi, citando l'incipit del vecchio post, come fare gli auguri di buon compleanno a un neo ventiseienne? Gli auguro:
- che il suo ciuffo sia sempre più presuntuoso e decadente;
- di avere a che fare con gente più tollerante di me a proposito del suo ciuffo presuntuoso e decadente;
- che lo paghino di più per fare queste cazzate;
- di sorprendersi sempre, e in positivo;
- di non concludere le serate guardando video di gattini;
- che contagi tutti col suo inglese biascicato. Ah no, già fatto. Mannaggia a te;
- di essere sereno (non dico "sii felice" per non fare citazioni);
- di fare una comparsata in un cinepanettone, possibilmente nella scena più trash del film (quindi gli dò l'imbarazzo della scelta...);
- che possa continuare a vantarsi delle sue quattro ottave piuttosto che dei suoi capelli piuttosto che della sua città natale piuttosto che del suo sistema operativo piuttosto che... No, sono troppe. E tanto continuerà a vantarsi a prescindere, quindi non serve che glielo auguri;
- che tutti i suoi affetti procedano a vele spiegate;
- che non venga mai tradito da Radio Gelosa, dal negozio tutto a 1 euro, da Decathlon o dal centro ingrosso Cina;
- di continuare a incassare bene i pugni;
- di non doversi preoccupare più;
- di conquistare qualche superpotere, così almeno avrebbe motivo di mettersi tutte quelle magliette ebeti coi supereroi (e guarda che AquaMan esiste davvero!);
- che trovi sempre il coraggio per indossare l'improbabile (e a dire improbabile sono pure gentile) maglietta giallo fluo - versione manica corta o lunga - per andare a correre;
- che continui a sapere tutto il pozzo di cose che sa, anche di più. Sa talmente tante cose da essere imbarazzante per il resto dei comuni mortali;
- ancora una volta, che Amanda sia sempre e comunque libera.

Canzone del giorno: la scoperta di ieri. Complesso del primo maggio, Elio e le Storie Tese