domenica 30 giugno 2013

Il disagio della spesa

Allora. Ho la testa spettinata dentro e fuori, messeri. Perché questa è stata una giornata di finta nullafacenza che voleva essere di riposo e invece in qualche modo non lo è stata. Diamine, non ho avuto da salvare il mondo, o pilotare un aereo dopo che il pilota ha mangiato le noccioline a cui non sapeva di essere allergico, o messo in salvo millemila cucciolini da dei cattivoni cattivissimi, ma insomma. Guardate che fare la spesa al centro commerciale di domenica è dura, eh. Allora, ti accorgi che dopo una settimana di assenza non hai niente di edibile in casa. O meglio, hai solo pasta, purè in busta e tonno in scatola. Se consideri che nella suddetta settimana hai ingurgitato una quantità di nefandezze per cui non otterrai mai il perdono da parte del tuo fegato, decidi di andare a comprarti qualcosa di sano. Tipo quella roba strana di cui stavi per scordare l'esistenza, nota ai più col nome di verdure. Sapete, quella roba che spunta dalla terra e che tanti omini (o macchine. Ma preferisco pensare che siano omini) raccolgono e rivendono. La roba sana che dovrebbe disincagliarci le arterie dai maledetti grassi saturi a cui McDonald's ci ha abituato da tempo immemore.

Sia come sia, consapevole del fatto che i miei succhi gastrici richiedevano un po' di requie, ho preso la bici e sono partita. Sapete, qua non abbiamo mica la macchina. E poi un po' di ecologismo, giusto cielo!  Devo pur farmi perdonare da Madre Natura per non aver salvato i millemila cucciolini. Ad ogni modo la bici non era la mia, ma una presa in prestito; la non disponibilità della mia bici avrebbe dovuto suggerirmi qualcosa, in effetti. Ma incurante di tutto io parto. E a che ora parto? Alle 11.30. Col sole a picco. Geniale. Un affanno che metà sarebbe bastato, anche perché i miei cosciotti non erano abituati - o non più - alla durezza della bici, il che mi ha fatto imprecare per un buon quarto d'ora. Dopo essere arrivata, e pregando di aver capito come stracacchio funzionasse il lucchetto della catena della bici (una roba progettata dalla NASA? La cassaforte svizzera dei lucchetti, impenetrabile e insuperabile come il tonno? No, semplicemente dovevo tenere dentro la chiave finché lo chiudevo. Troppa scienza), sono entrata. Ecco, come colonna sonora ci sarebbe voluta la cavalcata della Valchirie. C'era chiunque. CHIUNQUE. Dite un nome, e c'era. Io, la mia provatezza, il Polase che avevo preso speranzosa prima di partire, il mio principio di emicrania e un sacco di gente. Un botto, proprio. Questi sono stati i primi pensieri che ho partorito, in bell'ordine - che non si dica che faccio casino:
- aaaaaaaaaargh!
- AAAAAAAAAAAAARGH!
- ma chi me l'ha fatto fare?
- ciboooooo!
A quest'ultimo pensiero ho fatto fronte così:
Si ringrazia il bar del centro commerciale per aver provveduto al mio sostentamento psico-fisico per la modica cifra di due euri due.
Alla fine mi decido ed entro al supermercato: il primo disagio è stato cercare i carrellini. Quelli rossi che trascini per terra. Il blocco di gente era tale per cui erano spariti tutti, in mano com'erano a orde di acquistatori assassini che avrebbero tagliato gole e umane speranze per l'ultima caciotta in offerta. Vi risparmio le problematiche con cui ho avuto a che fare per procacciarmene uno, ma alla fine ce l'ho fatta quindi via! Si parte! Trionfino gli acquisti cibosi! Alla faccia degli sprovveduti acquistatori della domenica, tu sei organizzata. Loro sono tanti, ma tu hai un piano: l'acquisto finalizzato alla lista che hai in mente. E così parti all'avventura, schivi gli inesperti spesaioli - stolti! - che tergiversano, perché tu hai un obiettivo e sai come raggiungerlo! Fai tutte le corsie, sapendo perfettamente cosa comprare e cosa no. E sai che spenderai poco, perché devi comprare un po' di verdura, le mozzarelle, l'affettato e lo yogurt. Vai avanti e fai tutte le corsie. Gagliarda e orgogliosa, hai già finito. Ma poi guardi tronfia il carrello e lì te ne accorgi: hai il triplo di roba del previsto. Ti viene il dubbio di aver preso su il carrello di qualcun altro. E invece no, sei anche su una sprovvedutissima acquistatrice della domenica che si fa ammaliare dai prezzi che finiscono con .99, dannazione. Eh vabbè, alla fine non rimetti giù niente, perché IN FONDO IN FONDO ti serve (aka vuoi) tutto. E hai pure scordato il pan carrè. Pazienza, tra le corsie gremite di donne urlanti e uomini che nelle corsie vorrebbero sprofondarci, tu non ci torni. Ti senti ancora superiore alla volgare plebe, nonostante tutto, e non ti ci vuoi rimescolare. Vai alla cassa, scegliendo quella con meno gente. Si, ok meno gente, ma tizio con spesa trascendentale e cassiera che non capiva bene perché fosse lì. Che si ritenga fortunata che non è una di quelle a cui capitano gli scentrati di Pazzi per la spesa coi loro miliardi di coupon. Alla fine il tizio che ha comprato la qualunque riesce a pagare, nonostante la cassiera abbia avuto nel mentre la voglia di farsi un giretto, e quindi tocca a me. Niente carta Nectar-no la borsina ce l'ho già grazie-pago col bancomat. Tutto liscio.
Esco. Bentornato, sole! Bentornata, gioia esistenziale! Slego la bici, carico la spesa nel cestino (perché il cielo mi vuole così bene da avermi dato una bici col cestino) e via! Gioia al mondo! E' finita!

... E invece no. Perché se attraversi la strada col rosso può anche non succederti niente, ma il karma ti punisce. Tutta tronfia per la libertà della strada, io attraverso. E a metà sento una roba tipo PLOF. Mi giro, e scopro che nell'attraversamento il mio sugo pronto alle noci (prezzo .99) ha tentato il suicidio scagliandosi contro l'asfalto. Stracciamoci le vesti! Ululiamo il nostro dolore alla luna (nel caso sia giorno, aspettiamo che sorga)! Onestamente, dopo un "ohibò" (versione purgata) non sapevo che fare. Avevo la bici, quindi pensare di legarla in velocità e correre a raccogliere il sugo - il tutto col rosso - era difficile. Tornare in mezzo alla strada con la bici era impensabile, perché probabilmente nel raccogliere il prezioso flaconcino avrei rovesciato tutto il resto. E finché facevo tutti questi pensieri, iniziano a passare qualcosa tipo dieci macchine. Dieci, almeno. E nessuna che mi spiaccica il sugo. Karma? Presa per i fondelli del destino? Mah. Alla fine scatta il verde pedonale, e con circospezione mi avvicino alla confezione che pare miracolosamente integra. E un simpatico passante, che la scena l'ha vista tutta perché aveva da attraversare lui pure e non aveva minimamente pensato di correre in soccorso di una povera donzella in difficoltà di sugo, raccoglie agilmente la confezione e mi chiede "lo vuoi?". Si, tesoro, non sono rimasta sul ciglio della strada con il disagio addosso perché avevo voglia di farlo. Diamine, te lo spalmerei in faccia, il sugo alle noci.

Canzone del giorno: Amore amorissimo, Elio e le Storie Tese. Niente di eccezionale, ma si difende bene.

sabato 29 giugno 2013

Album di viaggio

Allora. Sono mancata per parecchio tempo, qui. Lo ammetto senza troppe riserve. Chiedo venia a chi ne può fregar qualcosa, ma avevo dell'altra vita da fare. Nello specifico, eccovi un sunto dell'ultima settimana:

Laguna di Venezia dall'aereo. Tanta roba.

Può mancare la foto delle nuvole? No. E' un clichè e come tale va rispettato. Già ho sofferto la delusione che, con tre aerei presi questa settimana, in nessuno ci sia stato un italiano che abbia fatto l'applauso all'atterraggio. Lasciatemi almeno le nuvole.


... e se atterri a Vienna, trovi qualcosa di bellissimo da qualunque parte ti giri. Anche, e soprattutto, quando sbagli strada.
Ammetto che non sia tipico viennese, ma il bicchiere di Starbucks fa status quindi volevo andarci tantissimo. Va da se che il frappuccino non l'ho finito.

Fermata della metropolitana. Se vai a visitare la patria del commissario Rex, la metro è la tua migliore amica. Insieme al necessario e provvidenziale tizio che, cartina- e senso dell'orientamento-munito, ti aiuta a capire su quale devi salire.

Franchising di souvenir. Principalmente Mozart, of course. Collateralmente qualcos'altro. Collettivamente un travaso di bile quando leggi il prezzo di 'ste cianfrusaglie.

Il vento punisce me e i miei capelli. Si perché là sotto, ve lo giuro, ci sono io. Sembra una delle scene ventose del Signore degli Anelli. Thou shalt not pass!

Stephansplatz (auf wiedersehen). Il tetto mosaicato è qualcosa di spettacolare, sotto il sole.

Belvedere. Il luogo più bello che io abbia mai visto, che mi ha suscitato gli "oooh" ammirati di un bambino davanti al regalo di Natale che aveva chiesto.


... perché qui (lì) c'è gente che, niente, suona l'arpa per strada.

'Sta città, che ho lasciato stamattina col cuore spezzato, è qualcosa di meraviglioso. E lì funziona tutto: trasporti, servizi, tutto. E si mangia un botto. Civilissima Austria, i tuoi luoghi comuni sono stati ampiamente rispettati.

Canzone del giorno: non c'entra niente. Vi dico di più: è proprio brutta. Fatemi un favore, non ascoltatela che poi magari ci rimanete male e date la colpa a me. Oggi mi si è piantata in testa. Leap of faith, David Charvet. Ma diamine, stai cantando una nenia con quel poco di voce che hai, perché fai le facce da rocker che si sta sforzando tantissimo? Sarai ben figo, David, ma io non ti capisco mica.

mercoledì 19 giugno 2013

Malinconia portami via

Tanto per cambiare, la stanchezza la fa da padrone. Ma proprio tanto. Quindi sono qui, in questa cappa di afa assurda e soffocante, a scrivervi cose sconnesse e prive di consequenzialità. Giornata a dir poco torrida, a dir poco lunga, a dir poco boh. I pensieri fanno fatica a fluire, sono un po' pastosi già dentro la testa, figurarsi a scriverli.
Esattamente un anno fa mi stavo cagando in mano per l'esame di stato da farmacista, che cominciava il 20 giugno 2012. Panico, proprio. E ora vedo delle mie amiche con più o meno (spero meno) lo stesso panico che domani dovranno affrontare le stesse prove che ho affrontato io. Le stesse, ma diverse. Come diverse sono loro rispetto a me, e diverso è il tempo. Diverso è l'approccio. Di uguale c'è solo il caldo infernale, che non ti fa venire tutta 'sta voglia di mettere un camice e piazzarti davanti a un bunsen acceso. E così, a un anno esatto di distanza, la storia si ripeterà. Ma non per me.
Domani, poi, è anche una data di quelle che ti ricordano le tue sfighe, una di quelle ricorrenze di cui faresti volentieri a meno ma da cui sai di non poter prescindere, perché hanno condizionato quello che sei stata, sei e sarai. Però, francamente, vorresti di no.

Che gran botta di vita stasera, eh.

Canzone del giorno: Learn to fly, Foo Fighters

De corsae natura

Sono diventata una che va a correre, è ufficiale. Non è che fosse prevedibile, sapete. Il mio motto è sempre stato "correre senza essere inseguiti è un insulto verso chi corre in quanto inseguito". Rientra nelle mie frasi celebri, proprio. Se mai una biografia sulla mia produttiva e senz'altro interessantissima vita comparisse al mondo (al massimo in edicola, allegata a TV sorrisi e canzoni. Ma esiste ancora?), sarebbe riportata nel capitolo dell'ipse dixit. E capite che non sta mica bene, allora, che abbia contraddetto così tanto il mio io intrinseco e pigro come un bradipo. Non sta bene per niente. Quindi, perché sto così tanto contravvenendo al mio essere e alla mia credibilità? O meglio, alla poca credibilità che mi era rimasta? Vagliamo insieme un po' di ipotesi. Dai, che ne avete voglia, vi conosco furbacchioni:
- perché c'ho la panza.
- perché c'ho il culone.
- perché c'ho la panza e il culone.
- perché mi si liberano le endorfine. Pare che sì, correre stimoli la produzione di endorfine, che sono quelle che mi fanno tanto tanto contenta quando mangio la cioccolata. Posso dire che secondo me è una puttanata galattica?
- perché l'argine che costeggio di solito si sta popolando di giovanottoni prestanti e atletici. Bicipiti scolpiti e cosce di marmo. Ma vi prego di considerare le condizioni in cui sono io quando corro: capelli sfatti, grondante sudore come se nel fiume mi ci fossi tuffata, col fiatone (ansimo come un maniaco telefonico, per capirci) e con l'amabile scoordinazione che madre natura mi ha gentilmente offerto come optional incluso nel prezzo. Ecco, diciamo che farmi vedere da chiunque sarebbe l'ultima cosa che vorrei. A maggior ragione, farmi vedere da dei figaccioni in maglietta di tessuto tecnico stretta stretta e pantaloncini. Giusto cielo, no.
- perché voglio una scusa valida per andare a fare shopping da Decathlon. Che non è shopping normale, perché è molto meno incasinato e senti che stai spendendo soldi per una buona causa, cioè la tua forma fisica. Insomma, non ti senti proprio proprio una merdaccia quando esci dal negozio con millemila sacchetti pieni di magliette, pantaloncini, fasce da braccio per lo smartphone, preparati proteici, scarpe e - già che c'eri - una tenda per otto persone.
- perché volevo un motivo valido per scrivere un post col titolo in latino, che fa tanto colto.

Canzone del giorno: Wanderwall, Oasis. L'unica degli Oasis che ascolto, tra l'altro.

domenica 16 giugno 2013

Oziosità da web, con preambolo

Che poi mi piacerebbe che mi piacesse la musica classica. Anzi, l'opera. Perché fa aulico. Io mi immagino così, con un bicchiere di cherry in mano (perché - ammettiamolo - la grappa sarà anche buona ma non mi risulta che le penne nere trasudino aulicità), a menarla a chiunque ne sappia meno di te. Te ne stai lì, in mezzo a una conversazione a caso ma anche no, e te ne esci con una qualche citazione. Fa tanto colto. Però mi piacerebbe conoscere l'opera solo per potermene vantare, quindi non vorrei conoscerla per come l'arte andrebbe approcciata: in modo nobile e fine a se stesso. Quindi non ne vale la pena. Bene, mi sono risparmiata ore di DVD e ricerche su Wikipedia sulle varie Madame Butterfly e affini.

Fatto questo inutile preambolo senza un perché apparente (ma anche non apparente, fidatevi), vi do il benvenuto! Ciao, sprovveduti lettori che sono capitati qui a caso o di proposito, il che vi renderebbe ancora più sprovveduti! E' un'oziosa domenica di giugno, con un caldo afoso arrivato di colpo a tagliarci il fiato. Non scrivevo da un po', sarà che mi sto impigrendo o sarà che davvero avevo da fare un bel po' di cosette. Ma tornare qua è sempre terapeutico... Anche perché mi costringe a spremermi le meningi e il web per trovare qualcosa da dirvi, e quindi incappo in notizie tipo questa. No, ma si sentiva l'esigenza che un quasi settantenne tornasse a recitare in una delle saghe meno necessarie del millennio. Saga d'azione, oltretutto. Già me lo vedo, il nostro Terminator, che prima di affrontare tutti i nemici brutti e cattivi che gli capitano sotto mano passa in farmacia a comprarsi il Brioschi e la soluzione Schoum. E le caramelline al rabarbaro dal tabaccaio.
Frughi un altro po' su siti serissimi (sarcasmo a palate) e trovi questo. Con la valenza scientifica di una puntata di Voyager, e con la stessa sicumera, Roberto Giacobbo l'autore dell'articolo ci illustra come le ninna nanne live facciano bene ai bambini prematuri. Beh, oddio, dipende. Che se per padre hai Miguel Bosè va anche bene, se hai il Divino Otelma magari no. Idem per la mamma, perché Maria Callas e Maria Nazionale in comune hanno solo il nome di battesimo. E forse la stessa, innata propensione per l'allegria, questo ve lo concedo.
Continui a frazzare sul web e trovi loro, gli angeli di Victoria's Secret in costume da bagno. Penso di aver fatto contenti gli ometti, mentre alle donne - me compresa - devo aver inflitto un dispetto non da poco. No, ma non c'è frustrazione nelle mie parole. Non mi sto guardando la panza con aria colpevole e non mi sto ripromettendo di sottostare a una dieta che so già che non farò.

Ok, direi che nel tempo in cui sono stata lontana dalle facezie del web non mi sono persa niente.

Canzone del giorno: Stupid girls, P!nk

venerdì 7 giugno 2013

Lezione della settimana

Questa settimana ho imparato:
- che tra te e la sfiga, vince la sfiga. Sempre. Che si tratti di bucherellare con l'acido gli unici jeans che ti fanno un culo decente, o di farti cadere in pubblico, o di farti lavorare di festa, lei c'è. La sfiga era, è e sarà, e pare che ti sia particolarmente affezionata.
- che quando dici al parrucchiere di farti i capelli mossi, esci dalla parrucchieria che sembri Jane Fonda. Liscia, però.
- ti tocca avere a che fare con gente incompetente, prepotente, petulante, asfissiante e invadente. Poi ti rendi conto che pensavi tutto questo perché eri in piena sindrome premestruale.
- che i mal di testa sono proprio feroci.
- che ormai scrivo post solo quando devo aspettare che la lavatrice finisca.
- che ho le mani bucate (non di acido, fortunatamente).
- che non c'è niente che un krapfen o uno spritz non possano risolvere.
- che c'è gente messa peggio di te, senz'altro, ma purtroppo non la conosci.
- che la stanchezza è la coperta più pesante che ti puoi mettere addosso.
- che l'amarezza è come il color tortora: non è utile a nessuno, ma fatto sta che esiste.
- che sono proprio ingenua. Anzi, diciamo pure tonta.
- che forse scappo via.

Canzone del giorno: Fammi dormire, Matteo Becucci. Potrei dedicarlo alla mia lavatrice. Dai, muoviti. Che poi il video di 'sta canzone è tremendo.