domenica 28 luglio 2013

Di che parlare?

Mi accingo a scrivervi, carissimi i miei lestofanti, dopo una giornata fatta di molto sudore, studio, due docce, quattro discorsi (anzi, quattro volte lo stesso) in inglese ripetuti da sola davanti al pc che mi hanno fatto sentire un po' ebete, una sessione di shopping assolutamente non necessario (e la scusa "ma costava solo dodicieuriequarantacinquecentesimi" non me/ve la racconto neanche più), una cena fatta di pizza, birra e rutto libero. Che dire, in questa torrida giornata che non mi ha visto prendere a due mani il coraggio di uscire prima delle 19.15? Che ho il ventilatore sparato sul collo e che lì resterà, che finito il post andrò a leggere Pride and Prejudice (che in inglese, giusto cielo, non finisce mai), che ormai le cose tipo i matrimoni e le lauree dei tuoi ex-amici-ora-conoscenti o conoscenti-da-sempre li apprendi da Facebook. Forse vi dovrei parlare di temi sociali alti, tipo la pace nel mondo. Ma magari è un tema da lasciare alle Miss Italia. Forse dovrei parlarvi dei mondiali di nuoto di Barcellona, ma onestamente ho visto solo le gare maschili di tuffi dalla piattaforma alta alta (non chiedetemi quanti metri sono, via), e solo perché c'erano dei gran bei tocchi di marmo. Dei tronchi di legno massello, proprio.
Non pensiate che non abbia voglia di scrivervi, e che scriva di questi post giusto per fare numero e dirvi "ehi, ci sono". Caldo, stress e sfighe che si susseguono alla velocità della luce non aiutano l'elaborazione di scritti intelligenti né sarcastici. Questa è la Valeria che al momento avete a disposizione, me ne rammarico io per prima...
Però va così e ve lo tenete!

Canzone del giorno: beccatevi della bruttezza pop giovanile. Siate amareggiati con me per la deriva dei gusti, perché non ce ne frega niente che una figona sappia cantare, ballare o quant'altro, basta che Walks like Rihanna, The Wanted. Notare la scena verso i 0:17 con la bottiglietta. Il riferimento è VELATISSIMO.

domenica 21 luglio 2013

Neo-shopaholic, maledizione

Lo ammetto, sto curiosando su StaiBene per trovare qualcosa da scrivervi, dato che la voglia c'è ma l'argomento latita. D'altronde anche io ho latitato, quindi è tutto coerente. E' un periodo impegnato, impegnativo e frustrante, che oggi pomeriggio ho sentito il bisogno di sublimare con lui. Si, lui, l'amante nascosto di ogni donnetta che si rispetti: lo shopping. Ora, io ho sempre professato un odio profondo verso gli acquisti. Eppure oggi ho fatto acquisti. Anche che non mi servivano. Anche da Rinascente, che finora avevo frequentato solo un paio di volte e solo per andare al bar del terzo piano. Giusto cielo, perché? E' colpa dei saldi. Maledizione. Si, i saldi sono quella roba che ti fa dire che stai risparmiando quando spendi. Ma non è vero, proprio perché spendi in robe che probabilmente non avresti degnato di pezza. Tipo il fruibilissimo cappello di panno color vinaccia che mi sono accaparrata da H&M a 9.95 euri. Ma quando mai metterò un cappello di panno color vinaccia? Siamo anche fuori stagione, fa un caldo boione, ergo se me lo mettessi adesso non oso immaginare cosa potrebbe succedere nel momento in cui lo andassi a togliere.
In realtà non sono nuova agli acquisti in saldo perfettamente inutili. Si, perché da un paio di settimane detengo con poca fierezza un tubino nero. Ma che minchissima me ne farò di un tubino nero, che avrà pure le maniche corte ma è pesante come il piombo? Dove ci vado? A un vernissage di arte moderna? Io, che ho dovuto cercare in Google come si scrive vernissage? Eh ma costava 15 euro, vuoi lasciarlo lì? Fa brutto. E allora spendi. Sto diventando una disutile. La pelle secca che ultimamente porto sulle mani forse è segno che mi si stanno per bucare.

Qualcuno mi salvi.

Canzone del giorno: ridete, gente. Adamo ed Ivo, Los Massadores

lunedì 15 luglio 2013

Ci sono ancora!

Che poi, qua, ho sempre mille scuse per non fare i post. Che poi non sono neanche scuse, perché non mi mancano la volontà o la voglia, ma mi manca il tempo (e sticazzi Valeria, non devi mica salvare il mondo). Quindi mi trovo a scrivere, poco prima di andare a letto, un post da cellulare senza canzone del giorno, solo per dire che questo piccolo mondo arancionato mi manca tanto. Giuro che torno. Non so quando, ma torno.

lunedì 8 luglio 2013

StaiBene, al peggio non c'è mai fine

Ci sono tante cose che uno può fare quando è triste. Può rannicchiarsi in un angolo e piangere i suoi guai, può farsi una bevuta con gli amici, può guardare la TV sperando di beccare qualcuno più sfigato ancora, può abbottarsi di gelato. Personalmente, io mi affido a StaiBene, che non delude mai (e il gelato ingrassa, ohi ohi):  Sesso: per lei le dimensioni contano.
Ne vogliamo davvero parlare? Beh, io si. In barba a qualunque tentativo di distacco dai cliché, che fa tanto GENTE CHE SA, qui ai luoghi comuni si da fondo. A piene mani, e scusate l'espressione. Notate pure il link giù a destra per l'articolo dal titolo "Come raggiungere l'orgasmo femminile", che qua del riscaldamento globale o della crisi non ce ne frega una ceppa. Qua ci frega solo della patata e dei cetrioli (per i più fortunati. E le più fortunate. Sennò i casi sono due: o cetriolini sott'olio, o cetrioli di plastica).
La rubrichetta in questione è sorella di StaiBene, e ne condivide la linea editoriale fatta di qualità a palate. Un intero articolo dal tema "alle donne piace il tronco, ma che non sia tronco". Ok, io che ne parlo non sono tanto meglio, ma almeno mi spreco ad aborrire questa cosa. Qui invece si citano studi. Studi, capite? C'è chi studia per scopi nobili, aulici, alti. C'è chi studia le stelle, e c'è chi studia robe sprofondate ben più in basso. Bah. Sia come sia, pare che le donne per scegliere il partner guardino altezza, spalle e pisello. Non so bene in che ordine. Che poi come glielo vedi il pisello? Almeno la prima volta, è una sorpresa. Perché, se a questa amena rubrica fosse sfuggito, la gente va in giro VESTITA. Ora, non so come funzioni in redazione da loro, ma pare sia così, pensate un po'. La gente si copre le pudenda, ohibò. Quindi come si fa? Esistono scanner che possano aiutare noi donnine a vedere se un pacco è un pacco? Che non siano però come quelli che su Italia1 ti spacciano come applicazioni gratis per cellulare, e che poi invece ti ritrovi a pagare millemila euri a settimana. Comunque, se è vera questa cosa la tecnologia ci deve aiutare. I metal detector esistono, no? E allora inventiamo i pacco-detector. Che se uno ha un tappo di moscato nelle mutande fa il rumore della risposta errata dei quiz alla TV, ma se ha lo space shuttle suona la cavalcata delle Valchirie. Grazie.

Canzone del giorno: Sad Statue, System of a Down