martedì 16 dicembre 2014

Come ogni anno, turbamenti natalizi

Come ogni anno, di questi tempi scatta il disagio esistenziale. Si consuma il mio personalissimo dramma. Anzi, voglio sperare che non sia personalissimo. Non ditemi che sono sola. Ve ne prego. Ditemi che posso sperare che mi sorridiate, mi prendiate per mano e mi diciate "non aver paura Valeria, eccoti un sacchetto di carta per iperventilarci dentro ben bene e degli affusolati sassi per lapidare la gente troppo contenta".

Ecco.

Perché a me il Natale fa orrore, e ve l'ho detto più e più volte. Il Natale e tutto ciò che ne consegue. Ferie, Capodanno, Befana, robe. Ma uffa eh. Perché non puoi mica star lì e aspettare che tutto questo smetta. Eh no. Devi fare cose. Organizzarti. Andare da qualche parte. Perché se almeno un paio di giorni non te ne vai in un qualche punto dell'orbe terracqueo, fai schifo. Sei un reietto. Un appestato. Uno sfigatissimo con in più un qualche tipo di aggravante che adesso non mi viene in mente. Scegliete voi. Cielo, un po' di iniziativa.
E, peggio ancora, se già a giugno non sai cosa farai a Capodanno, sei da rinchiudere e studiare come una bestia rara. "Valeria, ormai siamo in infradito e fanno 35 gradi all'ombra, quindi - come logica vuole - hai deciso cosa fare a Capodanno?" "beh veramente non sapr... ohibò, cos'è questa grata attorno a me, che è appena calata dall'alto? E perché questa camicia con le maniche lunghissime e le cinghie?".

Ecco. Di nuovo ecco.

Le feste sono troppo forti, non possiamo sconfiggerle se non unendo le forze. Ribellandoci tutti insieme. Il problema però è che molti di noi si sono abituati a tutto questo, e non pensano assolutamente a ribellarsi perché si sono convinti che le feste siano BELLE. No. No che non lo sono. Chi si crogiola nella sicumera che tutto 'sto correre e fare e comprare e organizzare abbia un qualche tipo di fascino, in realtà è una vittima. E' una povera anima di tolla plagiata dal SISTEMA. Si, sotto Natale divento una sostenitrice della teoria del complotto, fatevene una ragione. Il complotto di Babbo Natale. Della Lapponia. Del Capodanno esotico. Del sei-una-merdaccia-se-stai-a-casa-a-farti-gli-strabenedetti-fatti-tuoi-sfigatodimmerda.
Non sconfiggeremo mai il Natale se non prendiamo coscienza del fatto che ci dobbiamo ribellare. "Perché mai dovremmo farlo? Convincici, Valeria! Noi abbiamo dalla nostra parte il vin brulè, venti giorni di non-lavoro o non-scuola, i regali, la neve, l'andare a spasso, le decorazioni e le abbuffate! Tu cosa ci offri?" Ma ve lo dico subito:
- un decremento ponderale dell'ansia e dello sbattimento. Perché, lo dico e lo ripeto, la sensazione di DOVER fare cose e non farle perché ne hai voglia è causa di stress.
- comprare i regali. Questo meriterebbe un post a parte. Perché, dopo mille scorribande e spedizioni ai negozi più disparati, per il disagio tuo e del tuo bancomat, quando credi di aver finito ti viene in mente di aver scordato qualcuno. Ma tanto alla fine ti dimenticherai SEMPRE di qualcuno. Sta nell'ordine naturale delle cose, accettiamolo e bon. E accettiamo anche che prenderai sempre almeno un regalo di troppo, che non consegnerai per i motivi più disparati e che riciclerai tristemente alla prima occasione buona. E poi comprare i regali è un casino, spesso non sai cosa prendere e allora ti butti su UN PENSIERINO. Che ho regalato certi pensieri che, se li avessi ricevuti io, avrei detto "beh, pensami meno". Se invece hai un'idea troppo precisa, probabilmente sarà impraticabile. Richiederà tempo, fatica, una spesa folle, o che tu ti perda in giro per Padova perché non ricordi dove stracacchio stia piazza Insurrezione (cioè a 300 metri dal punto da cui partivi, ma Google Maps ha scambiato Natale per il primo d'aprile quindi niente). E il più delle volte fallisci miseramente.
- quando finiscono le vacanze la gente è triste. Quindi tanto vale non farle iniziare proprio e ciao le balle.
- si mangia la qualunque e si rotola. E ci si sente in colpa, perché nel ventunesimo secolo il grasso è una colpa. Non veniamocele a raccontare.
- la neve sta bene solo in montagna. Altrove piace solo ai bambini, ai cani o a gente che non mi viene da considerare seriamente.
- la musica e i film che ci propinano. Perché di sentire "all I want for Christmas is you" è stufa anche la Mariah Carey, E i cinepanettoni... beh. Giusto cielo.
- i pranzi coi parenti. E non ditemi che questa ve la devo spiegare.

Convinti?

Canzone del giorno: The hardest part, Coldplay. Almeno come titolo mi pare calzi.

domenica 16 novembre 2014

Del rapporto conflittuale con le liste

Vedete, gente, c'è che io funziono a liste. A elenchi puntati. A spaginate di frasi a caso, purché abbiano un trattino davanti. Mi disoriento facile. Per esempio, ieri non ho riconosciuto un tizio che avevo visto le mila volte in foto, solo perché si era tagliato i baffi. Va così, sono perennemente confusa, sbatto in giro senza una ragione al mondo e mi danno l'esistenza tra una ricerca di un perché e un'altra. Nonché la ricerca di un perché DI NO. Capite da voi quanto possano essermi di conforto le liste. Tu sei lì, tra l'ebete e l'infinito, che non sai bene cosa fare della tua becera esistenza. Tutto questo perché non hai un elenco. Una lista di cose da fare che dia un senso al tuo essere, avere e qualunque altro verbo ausiliare vi passi in mente. Ma la lista è lì apposta. Un elenco programmatico di ciò che si suppone tu debba fare, né più né meno.

Ah, che pace.

Saranno brutti e poco fantasiosi, ma gli elenchi funzionano. Mi rammarico di non essere uno spirito libero, che fa le cose una dietro all'altra così come capitano, oppure una di quelle persone-panzer che fanno tutte le loro robe comunque, anche senza lista. Ma come diamine fate, giusto cielo? L'unico posto dove non uso mai liste è il supermercato, e tocca dire che lì servirebbe proprio. Perché torno a casa con le cazzate, poi.

Ma non divaghiamo.

Tocca tuttavia precisare che se siete come me, che anche nella metà dei post che scrivete dovete mettere un rassicurante elenco, vivete anche il rovescio della medaglia: che, a volte, quegli stessi elenchi vi mettono ansia.
Mioddio, Valeria, che dici? Perché mai dovresti accumulare ansia causa un misero pezzo di carta? Cosa c'è di sbagliato in te? Ma chi sei? Ma cosa vuoi? Da dove esci?

... ecco.

Il fatto è che la lista, poi, LA DEVI RISPETTARE. Se inizi il tuo lunedì così:


poi ti viene l'affanno perché devi riuscire a fare TUTTO. In giornata. Anche se hai un elenco da trentordicimila punti. Sennò il mondo smetterà di girare, tu evaporerai e la razza umana si estinguerà solo e soltanto PER COLPA TUA. Tu devi fare. DEVI. Tantissimo, poche storie. Che a fare gli zuzzurelloni siamo buoni tutti. Avanti, veloce. Passi lunghi e ben distesi. E UN SACCO DI FRASI CON LE LETTERE TUTTE MAIUSCOLE CHE TI DEVONO RICORDARE CHE SEI QUA PER FARE. Quindi, FAI. Disgraziata pelandrona buona a niente. FAI!!!!!!!!!!

... tutto questo per dire che domani è lunedì e io c'ho l'ansia.

Canzone del giorno: Don Chisciotte, Francesco Guccini

venerdì 14 novembre 2014

Notturno, non che mi faccia piacere

Che siccome che qua c'è dell'insonnia a cui ovviare, si scrivono post senza occhiali addosso. Sono le 4.31 antimeridiane e sono sveglia e reattiva (ben più di quanto lo sarò domani - cioè oggi, per Diana) da almeno un'ora e mezza. Vorrei schiantarmi ma non lo faró, che fuori dalle coperte fa freddino. Non ho un granché da narrarvi, aspetto solo che il tempo si trascini fino a domattina e con esso la mia verosimile poca lucidità, perché tra meno di tre ore la sveglia suona e la vedo grigia. Ma che rimedi potrei adottare per riuscire a dormire, di grazia?
- contare le pecore. Un classico. E anche una gran vaccata, se me lo concedete. Delle pecore che saltano uno steccato non mi danno tutta questa rilassatezza e/o noia, scusate, eh. Ma mi viene affanno. Un'orda di ovini che se ne sta in bell'ordine e aspetta il suo turno di salto, manco avessero preso il numero come dal salumiere. Figuriamoci. E poi un gregge a me fa ansia. Troppe, troppe lanosità da gestire per la mia povera mente. Certo, potrei sempre pensare che in realtà ci sia un'unica pecora che continua a saltare, solo lei, da una parte all'altra dello steccato e poi al contrario. Uhm. Magari così funziona.
... Ma mi sa di no.
- leggere qualcosa. Allora, dato che per ovvie ragioni bisogna evitare le robe di lavoro sennò la mente macina e ci si sveglia FOREVER, leggere un libro rischia di sortire l'effetto contrario a quello sperato. Perché poi mi appassiono alla storia e ciao le balle al sonno. Dovrei avere a disposizione un libro lungo e pastoso, tipo classico russo (che poi, in questo momento, "russo" è quasi un augurio), ma poi va a finire che non lo leggo proprio perché lungo e pastoso. Già sono provata dal sonno, non è che mi posso infliggere ulteriori robe che non vorrei, eh.
- ascoltare musica. Stesso problema, mi ci appassiono e magari attacco a cantare, con buona pace delle mie coinquiline che probabilmente verrebbero a farmi visita per rammentarmi che, per dormire, anche una mazzata in testa potrebbe funzionare. Se invece mi metto ad ascoltare classica, beh... Le sveglio comunque perché qua si canticchiano pure le variazioni Goldberg.
- alcol. Non ha mai funzionato, anzi. Al di là del grosso processo di moralizzazione che dovremmo intentare contro questo approccio (cioè un grosso TÓ TÓ col dito indice), quando bevo sono incapace di dormire, a meno di sfiorare il coma etilico.
... Non sono ubriaca, eh.
- scrivere post inconcludenti. Dicono che funzioni.

Non sono in grado di mettere le etichette, figurarsi la canzone del giorno. Saluti.

mercoledì 29 ottobre 2014

Sintomatologia dell'invernalità

Non so voi, ma io l'inverno non lo amo. Anzi, non è corretto: non amo L'ARRIVO dell'inverno. Lo sbalzo climatico. La venuta del muco. L'idea che il Natale incomba sulle nostre teste come una spada di Damocle sospesa con un filo argentato, di quelli da albero di Natale, per l'appunto. Ma quali sono i segni inequivocabili che il generale Inverno sta bussando alla nostra porta, e se non gli apriamo ce la sfonda? Ecco a voi un imprescindibile elenco (non un decalogo, che qua non siamo mica su Oltreuomo) che ve lo svelerà. Beh, in realtà lo svela a me e probabilmente basta, ma se questo è il mio blog ci potrò pur fare quello che voglio, giusto? Giusto. Bene, bravi.
- ricominciare ad asciugare i capelli col phon (cosa che ho disimparato a fare nei mesi estivi, col risultato che ora sembro un leone. Che ha preso la 220) per prevenire la venuta del morbo.
- lo switch pashmina-sciarpona di lana, per prevenire la venuta del morbo.
- avvicinare differenzialmente gli amici a seconda che siano raffreddati o meno, per prevenire la venuta del morbo.
- il morbo, che tanto viene comunque.
- la difficoltà nel finire lo spritz perché dentro ha il ghiaccio. E pensare seriamente di fare aperitivo con la cioccolata calda.
- il disagio dell'uscita. Dal letto, dalla doccia, dai vestiti, da casa (non in questo ordine).
- infliggermi delle maledizioni perché l'ultima volta che sono andata all'Auchan non ho comprato i fazzoletti.
- far da mangiare col forno, e per ben due motivi: il primo, e più banale, è che così la cucina si scalda e evito che il moccio al naso mi si congeli. Il secondo è che vado in giro per casa con la copertina di pile addosso e se uso i fornelli rischio di prendere fuoco.
- il desiderare fortissimo che sia la mia coinquilina a chiudere le imposte per non dover affrontare il gelo.
- il camminare più veloce per scaldarmi.
- l'imperante sensazione che almeno una delle mie estremità voglia staccarsi da me. Corollario: a staccarsi vuole essere la mano destra dopo 15 o più minuti di utilizzo mouse.
- fare la fortuna di Decathlon con l'acquisto di pile e maglie termiche.
- ergere un anti infiammatorio (a discrezione personale) quale salvatore della patria. E maledirmi quando mi ricordo che il Ketoprofene mi è scaduto e per quello ci vuole la ricetta. Porca vacca.
- gioire della panza, che ora è nascosta sotto i maglioni.
- dover scegliere tra il pile e una gestione decente dell'elettricità dei capelli. Che tanto, essendo asciugati col phon, fanno schifo comunque. Quindi tanto vale.
 
Vi prego, ditemi che non sono sola nel dolore.

Che poi da tablet non riesco a mettere la canzone del giorno, ma uffa.

domenica 14 settembre 2014

L'imprescindibile wishlist di compleanno

Cielo, da oggi ho 27 anni. Diciamolo forte: VENTISETTE. Un bel numerino, per carità, ti riempie la bocca e tutto. Ma mi sia concesso un sonoro cheppalle. Diciamolo forte: CHEPPALLE. Perché man mano che passano gli anni ti viene da fare le considerazioni cosmiche sulla tua esistenza, specie se ti avvicini man mano a quei trent'anni che fanno paurissima perché separano nettamente una pretesa di post-adolescenza dalla vita (più o meno) adulta. Come trovare sollievo in questa situazione? Personalmente, propongo di pensare ad altro: come distrazione somma, compilate insieme a me una lista di regali improbabili e - proprio per questo.- sorprendentemente necessari!

- il defibrilla-toast

ecco, come primo oggettino vi propongo il mio preferito in assoluto. E ditemi se questo affare non è di necessità stretta nella vita di ognuno. O almeno nella vita di chi ha visto troppe volte ER-medici in prima linea. Andiamo, tutti avremmo voluto urlare LIBERA! insieme al dottor Ross e al dottor Carter, e ora possiamo farlo. E in più possiamo mangiarci il paziente senza incappare in alcuna forma di cannibalismo.

- questo non so come chiamarlo ma è bellissimo

e credo che ogni commento sia superfluo.

- scaldamani da tastiera

finalmente qualcuno ci ha pensato! Signor Qualcuno, l'umanità ti è grata. Non so voi, ma io d'inverno piuttosto di usare il pc mi farei prendere a sassate. Perché, soprattutto usando il MAUS, le mani ti si ghiacciano. Sempre ed inevitabilmente. Ma qualcuno ha pensato a noi e ha inventato questi adorabili scaldotti di PELUSC, che colleghi al computer e sono caldini. E poi sembrano delle adorabili e sonnacchiose fette di pane! Come potrei non volerle? L'unico rischio è metterle per sbaglio nel defibrilla-toast.
... devo pensare a come fare.

- cannuccia con gli svincoli


... anche se poi ci vuole la capacità aspirante della tipa di 50 sfumature.

- tazza termometrata


basta con le scottature inutili perché bevi il te a temperatura lavica! Con questo adorabile ammennicolo il caldo non sarà più un problema! Gioia! Esultanza! Tripudio! Video coi gattini!

- letto sandwich


e penso di aver detto tutto.

Com'è che è così piena di cibo o simil-cibo, la mia wishlist? Che mistero.
Adesso DATEVI DA FARE, che il tempo scorre e non avrò 27 anni per sempre.

lunedì 25 agosto 2014

Il ritorno dalle ferie - una tragedia annunciata

Ok, parliamone. Dopo tre settimane di ozio e sollazzo e ancora ozio, la realtà mi ha bellamente travolta come un tir. E io sono come una nutria, piantata lì in mezzo alla strada, che fissa il tir senza riuscire a muoversi, sapendo che verrà travolta. SPLAT. Ebbene sì, sono tornata al "lavoro", se un dottorato può così essere definito. E non ne sono del tutto convinta - non verso mica i contributi, insomma. Per carità, mettiamoci a posto la coscienza dicendo "eh vabbè meglio il trauma da rientro piuttosto che non avere affatto un lavoro", ma minchia. Facciamo la conta dei danni:
- sonno infinito già alle 9 di sera, a cui associare della simpatica insonnia;
- lentezza totale nel fare quello che prima delle ferie facevi in scioltezza. Come, non so, fare un ragionamento coerente;
- scadenze. Scadenze OVUNQUE. E correlata ansia;
- sono parecchio convinta che mi siano anche aumentate le doppie punte. Lo so, lo so. Non fatevi domande.
E' terribile.
Anche perché ho cominciato questo post mezz'ora fa e sono ancora a questo punto. Facciamo che vado a dormire anche se è presto prestissimo.

Ma perché di lavoro non faccio il free hugs? Ah già, perché non mi pagano.

Canzone del giorno: Sheena is a punk rocker, Ramones

giovedì 21 agosto 2014

Vecchiaia e (discutibili) rimedi

Non so voi, ma io inizio a sentirmi vecchia. Tra un mesetto scarso annovererò un'ulteriore primavera alle 26 che già mi porto dietro, ma non è quello. Che poi 27 anni non sono tantissimi, è pure un bel numero, dispari, multiplo di 9 così facciamo contentone pure Dante che 'sta fissa un po' ce l'aveva, quindi ok. Il problema è che CI HO I CEDIMENTI. L'egregia Sig.ra Natura, dall'alto della sua millenaria esperienza, deve aver così decretato: "giubilo e sollazzo, ma solo fino al primo lustro che segue il vigesimo anno (la Natura me l'immagino parlare forbito&pretenzioso, ndr). Dal secondo innanzi, decadimento fisico, lentezza morale e mentale, e pure un principio di rughe. Ma i brufoli dell'adolescenza te li tieni ancora per un po', tiè".

Stronza.

Quello che voglio dire è che non ho proprio più la resistenza di una volta. Nel PRIMA, bastava poco sonno, cibo a caso, e l'energia non mancava mai, neanche se non mi serviva. Nel DOPO, beh. Sbrodolo. Fiacchezza totale. Fare una salita a piedi chiede l'ausilio dei Vigili del Fuoco o, in loro mancanza, delle Guardie Svizzere (che sono sicura non abbiano tutto 'sto daffare, che lo Stato a cui badano è piccino picciò e il Papa ci ha i BODIGARD). Un disastro. E dormo poco e male, come i vecchi che devono andare a zappare l'orto la mattina presto, ma io mica ce l'ho, l'orto. Per quanto mi riguarda, dove non c'è cemento c'è diffidenza. E ho la pelle secca a chiazze. Io, tronfia portatrice di pelle mista da anni, ora ho le zone secche. Quindi lo scaffale delle creme dell'Auchan lo dovrei svuotare per soddisfare tutti i tipi di pelle che da sola mi porto dietro, lo capite da voi. Un dramma. E poi se faccio colazione troppo tardi mi viene il vomitino. Cielo, ho sempre trangugiato la qualunque a qualunque ora, e adesso devo starmene col cuscino sulla pancia e il Geffer a portata se mi azzardo a fare colazione troppo tardi. O a bere caffè senza mangiare niente, che poi mi viene l'acidità di stomaco. E dato che di caffè ci campo, immaginate come possa essere la mia forma fisica. Tonda, ecco com'è.

Cheppalle.

Quindi che si fa? Si cerca di metterci una pezza. Tante, tantissime pezze per tutte le magagnette che messe insieme formano quella che mi piace chiamare la DECADANCE (un po' Francia, un po' unz unz). E la disperazione ti porta a cercare rimedio pure in internet, hai visto mai. Il problema è che poi incappi in 'sta roba qua: il reggifaccia.

Sia giuoia in tutto il regno!

In pratica si tratta di una fascia di silicone che tu te la agganci alla testa e poi ci fai la ginnastichina. Così non ti vengono le rughe e la faccia ti rimane alta. Ne deduco che la vecchiaia sia tutta un problema di altezza di faccia, allora. Com'è che non si usa la domanda "quanto è alta la tua faccia?" invece di "quanti anni hai?", rimane un mistero. Certo che se hai il muso di un carlino, pelo a parte (si spera), dubito che 'sta museruola ti renda tonico come un cucciolo di jack russel. C'è già compromissione. Ma se vi date pena di sfogliare le foto, troverete un sacco di altre amenità che promettono di rendervi più forti contro gli anni. Non quelli d'oro del grande Real, di Happy Days e di Ralph Malph (cit.), ma quelli che incombono sulla vostra faccia, sonori e impietosi. A me piace da impazzire quella specie di passamontagna da urlo di Munch color salmone. E se volete farmi un regalo per il mio compleanno, sappiate che voglio quello. Tantissimo, proprio.

Canzone del giorno: sigla finale di un telefilm che mi sono trovata a guardare abbastanza a casaccio, Haven end theme. Malinconica, facilona e bella.

mercoledì 6 agosto 2014

Quando la sveglia ti sollazza

Allora, magari sto per fare una figuraccia. Magari voi lo sapete già tutti e io sono Nostra Signora delle Sprovvedute. Però vi giuro che non ne conoscevo l'esistenza. Se voi invece si, per favore, fate finta di niente. Abbiate pietà. Ricordatevi che sono un'ingenuotta da Rovigo, insomma. Non è che potete pretendere. Ma non distruggete il mio fragile ego di sempliciotta, che poi ci resto male, e accogliete con gioioso slancio l'esistenza di Wake up Vibe, La sveglia a suon di orgasmo.

Ok, magari i più accorti di voi già la conoscevano, e mi canzoneranno. Accorti soggetti, io vi esecro. Vi moralizzo. Vi faccio "tò tò" col dito (scegliete voi quale). Se la conoscevate e scegliete di non prendermi in giro, vi voglio bene. Benissimo. Se non la conoscevate proprio, vi educherò io, non preoccupatevi.

L'articoletto di FunWeek non dice un granché, ma i figli di StaiBene non possono che grondare fuffa tanto quanto il notorio progenitore. Pertanto, vi rimando al sito ufficiale dell'oggettino in questione. Aspetto ergonomico e discreto, questo affare promette di svegliare le pulzelle in maniera particolarmente piacevole la mattina, a patto che se lo caccino nelle mutande la sera precedente. Le dimensioni dell'oggettino non sono ben intuibili - e non ditemi che NON SONO IMPORTANTI che ormai non ci crede più nessuno - ma tant'è. Un coso che sembra un ibrido tra un grosso apostrofo e un iPod di quelli più vecchi, ma che promette soddisfazioni. Almeno stando al languore che viene (felice scelta verbale) discretamente propugnato dalla signorina dello spot promozionale (sezione "the product" del sito). In pratica, tu lo programmi, te lo metti nelle mutande e dormi. E la mattina, gioia e tripudio! Squillino le trombe (felice scelta strumentale)! Sollazzo (felice scelta di rima)! Tanti tanti evviva! Questo ammennicolo vanta sei livelli di intensità vibratoria, così una può pure scegliere. Infoiata pazzesca? Basta il livello 1 (o un esorcismo, vedete voi). Donna che non si ricorda neanche più come è strutturata l'apparecchiatura di bassa manovalanza? Livello 6, e una pacchetta di incoraggiamento sulla spalla.
... Ma... Ecco... Siamo sicuri che resti al suo posto tutta la notte? No perché secondo me si toglie che è un attimo. Sottile così, poi... Per carità, poi dipende dalla morfologia del donnino in questione. Dall'importanza e dalla portanza. Ma non dilunghiamoci su questo punto, che poi crollare nel volgare è un attimo e noi siamo personcine dabbene, posate e delicate, giusto cielo! (ricordo comunque a tutta l'utenza che il termine per l'iscrizione alla gara di rutti è scaduto)
In realtà era questo il mio unico dubbio sulla bontà dell'arnese, che ci tengono a dire essere disponibile in tre graziosi colori. Onestamente, però, non mi aspetto che venga usato al solo scopo di sveglia, ecco. Anche perché 40 dollari non sono tantissimi, ma tanto vale farli fruttare a dovere.
Per il resto, ficchiamoci nelle mutande quello che più ci aggrada e stiamo contentoni!

Canzone del giorno: Non mi ami, Giorgia

lunedì 21 luglio 2014

Intimamente inguardabile

In Facebook è tutto un trionfo di 30 cose che rendono inscopabile un uomo, una donna o quel che è, nelle varianti nazionali, locali, triviali, stradali. E io ho in serbo da un po' questo trafiletto. Mi sono fatta rubare l'idea, mannaggia zozza alla pigrizia. Beh, la tematica non è del tutto uguale, ma ad essere onesta molto prossima. Perché qui si va più nello specifico: L'intimo che uccide il testosterone. Eh già. Perché l'uomo non deve chiedere mai, a parte quando si tratta di chiederci di evitare l'intimo poco zozzo. Ma andiamo con ordine:

Microfibra olimpica.
Cioè le Pompea coloratissime ed elasticizzate, che in realtà stanno bene a poche e magrissime. Perché le altre, al grido di "tanto sono elasticizzate", azzardano una taglia in meno. Col risultato che la mutanda ti scava nella carne che nemmanco un cilicio potrebbe. Se poi, anziché del bottom, parliamo del reggiseno, la brassiere è imprescindibile. L'ORRENDA brassiere è imprescindibile. Quella con l'elastico e senza gancetto, che non tiene su una mazzafionda e ti acceca coi colori fluo. Va bene solo se hai 12 anni e una prima di tette. Devo dare ragione al blasonato sito, per ora.

Culotte.
Anche qui è necessaria della magrezza e una super combo seta-pizzo perché possa definirsi guardabile. Perché io e molte altre mediterranean girls siamo afflitte da due frutti: pera per la forma, e arancia per la superficie. Quindi andare a sottolineare il culotto cellulitico non è il massimo se volete far accendere il vostro lui come un fuoco d'artificio a capodanno (col botto, proprio). Per carità, la culotte copre anche, ma accentua. Imbottiglia. Incuba, nel senso che ti fa sembrare un cubo. Un boiler rivestito di stoffina. Facciamo di no.

Perizoma interdentale.
Eh ma che schifo. Ormai il perizomissimo è fuori moda anche tra i CULtori del genere. Nato come evoluzione della mutanda che si infila in mezzo alle chiappe, il perizoma può anche avere il suo perché, ma non certo se è fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni. Ovverosia, fuffa.

Reggiseno "natural".
Cioè, color carne. Io ne ho un tripudio, di reggiseni color carne. E li odio tutti. Ma se ti vesti con roba chiara cos'altro puoi usare? Va da se, però, che se hai in mente di far vedere il reggiseno a chicchessia, magari eviti di metterti sta roba. E' brutta. Diciamolo forte: E' BRUTTA. Brutta forte. E con cosa lo abbini, con una mutanda altrettanto color carne? La morte dei sensi. E lì della morte vorresti solo il rigor. E così non la otterresti. Come direbbe un mio amico, "meo fa cascare".

Calza color carne.
Ecco, questo me l'han detto in parecchi, ma non capisco in cosa stia la bruttezza della calza color carne. Come non capisco i feticisti dei tacchi, ma questa è un'altra storia. Sta addirittura al primo posto della classifica dell'inguardabile. Ma boh. La calza in se non è il massimo del belvedere, ma perché accanirsi su un colore che tutto sommato fa comodo? Ho deciso, fonderò un movimento per la riabilitazione della calza color carne. Bruceremo le calze di tutti gli altri colori, con tutti i fumi tossici che ne conseguiranno. Scenderemo in piazza brandendo collant color carne. Le metteremo nei cannoni al posto dei fiori. Creeremo un canale Youtube, faremo flashmob e diventeremo virali. Così sia.

Canzone del giorno: praticamente una supercazzola canora. Bambù, Miguel Bosè e Ricky Martin verosimili come se fosse antani.

sabato 5 luglio 2014

Omaggi x 2

Cielo, quanto tempo! Ma quanto! Mi siete mancati, lo ammetto... e perché, allora, non sono tornata prima? Perché aspettavo che passasse un po' di vita che valesse la pena di condividere con voi. Ebbene si, questo non sarà per niente un post ridanciano, bensì sentimentalone. Ieri, independence day, ho avuto due buoni motivi di allegrezza. Prima di tutto, il compleanno di una mia cara e compatta amichetta. Non la vedo da un tempo che, per quanto non infinito, è pur sempre troppo. Ah, la mia Spuzzina! Facevamo parte della stessa crew (sticazzi, pure gli inglesismi ANDERGRAUND) all'università, ma mentre io sono rimasta in terra natia lei se ne è migrata a Londra a scoprire le cose. E a conti fatti ha fatto benone... però mi manca, questo si. Tanto. Lei è il mio piccolo serbatoio di coccole, pronta sempre a riceverne e a darne. Che per una come me è una manna. Lei è una piccola manna compatta. C'è solo da ringraziare il cielo, e quella meraviglia della Puzzona, per avermela fatta incontrare. Basta, che sennò mi commuovo e se bagno la tastiera è un casino.
Il secondo evento lodevole di ieri è che finalmente una new entry delle conoscenze della sottoscritta ha avuto quello che si merita, e in senso buono. Un giovane uomo intelligente ed ambizioso che alla fine ha ottenuto quello che voleva, cercava e meritava, a mio modesto parere. Il soggetto in questione è una delle persone che mi fa più ridere al mondo, attento ai dettagli ma con discrezione, lungimirante, competente e colto come pochi. E dopo qualche tribolazione ha ottenuto il posto a cui puntava da un po'. Tanta ammirazione mischiata ad invidia, lo ammetto. Perché sa quello che vuole e come ottenerlo, e devo dire che sono stracontenta per lui. Chissà che la meritocrazia si faccia avanti.

Canzone del giorno: Snow, RHCP

mercoledì 21 maggio 2014

Risibile elenco #12

Ma ciao ciao ciaone a tutti! Le matrimoniadi di Sorella, Flagello dei Mondi, si avvicinano ineluttabili, quindi ho bisogno di distrarmi. Ma tantissimo, proprio, che di sentir parlare di TABLO', di colori improbabili e di cose che solo a una donna con lo status di sposa vengono in mente, qua non se ne può più. Con rinnovato vigore e tanta voglia di non guardare la TV (che col digitale prendo solo Rai4 e stanno facendo un film con Lindsay Lohan), eccovi le chiavi di ricerca che ultimamente hanno portato a questo piccolo angolo di web arancione. Risibile elenco, dammi la forza.

Adulatore di rimando
Beh, che dire. Questa è un'espressione quasi forbita. E' commovente che tu sia arrivato qui e in questo momento ho una gran voglia di abbracciarti anche se non ho capito bene bene cosa volevi dire. Cioè, se vieni adulato tu aduli per contraccambiare? Sei gentile, ma rischi che poi facciate a chi la spara più grossa. Come una gara a chi fa pipì più lontano. Amico mio, non adulare di rimando, perché se hai l'età per formulare un'espressione così articolata non hai più quella per le gare di pipì. Fa' il bravo, su.

invenzionesuspazzoladasciacquone
Tuttoattaccato. Comesefosseunhashtag. Senzacancellettoperò. Ma cosa ci si vuole inventare sulla spazzola da sciacquone scusa? Che poi è una roba troppo imbarazzante per elucubrarci in giro. Mica puoi dire "sto lavorando allo scopino 2.0", ti sfottono. E ti metti in un angolino e piangi, io ti avverto.

infilo la supposta/mettere supposta eva q poi buttarla subito/la supposta e troppo imbarazzante
Ancora una volta, voi cercatori di supposte siete finiti qui. Per favore, fate pace coi vostri pertugi e smettetela di arrivare qua, che è un posticino sobrio ed elegante.

film porno settantenne ingrifata
... ecco appunto, sobrio ed elegante.

smalto per ferro lillalilla
Non so che tonalità di lilla sia, il lillalilla. Chiedo a Flagello dei Mondi, lei è una sposa quindi i colori LI SA.

Sono una spendacciona
Devo ancora trovare il modo di impedirmi di comprare capispalla a strafottere, anche perché organizzo male le lavatrici e l'unico modo per avere addosso qualcosa di odore socialmente accettabile è comprarmi roba. Lo so, è terribile. Rappresento la fortuna di Terranova. Ma, amica mia spendacciona che esprime rammarico, per i pantaloni sta diventando più facile: non ti depili. Adesso le porte dei camerini arrivano tutte a metà polpaccio, quindi il pelo salta fuori dal sottoporta che ormai è alto 40 centimetri.
... no, non ringraziatemi.

Ma stavolta vince lui:

Lupus spanking punizioni ragazze
Tu, che mi hai fatto cercare "spanking" su Google perché non sapevo cosa fosse. Ti odio. E se qualcuno di voi non sa cosa voglia dire, NON LO CERCHI.

Canzone del giorno: Giudizi universali, Samuele Bersani

venerdì 16 maggio 2014

Sollazzo ignorante

Salve a tutti, lor signori gigioneggianti nel web! E' con rinnovato spirito di lamentazione e fiacchezza che solo al venerdì ti prende in maniera così prepotente, che riempio quelle che penso saranno poche righe. Allora, non è che mi sono dimenticata del blog, è che ho sempre la scusa pronta: sono stanca, non ho niente da commentare, sono stanchissima, hosuperatolasogliadellastanchezzaeorasonoallaparidiunozombie. Quindi, mi sono assentata. Perdonatemi. D'altra parte, quando vedi che hanno fatto un secondo spot Rio Mare con Kevin Costner, o che l'Activia ha cambiato tizia della pubblicità ma dentro al suo intestino ci sono sempre delle Shakire che ballano, ti cascano un po' le braccia. E con esse le speranze che riponevi nell'umanità. Allora, che fare? Procacciarsi un po' di gioie, per Diana! Andare in cerca della risata facile e del sollazzo ignorante! Questo è il mio contributo al profondersi della felicità:


C'è a chi non piace questo spot, ma giuro che non capisco perché. C'è un imbecille vestito da coniglio di PELUSC rosa (niente a che fare con Donnie Darko, dunque) che canta "ai lov iuuu, Luciiiaaaaaa", irrompendo in una fatiscente riunione di gente-che-sa. Io al mondo non chiedo altro. Sono contentona così.

Canzone del giorno: Desert rose, Sting

domenica 20 aprile 2014

So good. Ma anche no.

Ciaone! Ciaone e già che ci siamo buona Pasqua a tutti voi, oziosi lettori di cincischierie! Siete satolli di cibo e parenti? Tra agnello e colomba avete fatto fuori tutta la fauna che vi riusciva? Molto bene. Perché vi servono energie per affrontare questo:

Spot Rio Mare 2014

(non riesco a mettervi il video. Lo odio già). Siete tristi quanto lo sono io? Molto bene. Dopo Shakira e le sue vivaci -e anchilosate- mini me intestinali, neanche Kevin Costner ha potuto esimersi da della bruttezza di alta caratura. Ma qui si toccano vette che onestamente mai avrei osato immaginare. Per carità, commentare questo spot è sparare sulla croce rossa, ma volendo usare un'altra frase fatta la lingua batte dove il dente duole. Perché questo qua è Kevin Costner, capite? Non un Pino Cazzalaranda qualsiasi. È uno che ha fatto dei film anche belli. Balla coi lupi. The bodyguard (end aaaaaaaaiaaaaai uil olueis lov iuuuuuuu). E ora questo. Ma facciamo le cose per bene, almeno noi.

Quest'opera così degna inizia con l'inquadratura del faro di Amalfi (che mi si dice non esistere affatto... Non che sia l'unico problema di verosimiglianza, qua) dotato di immancabile gabbiano che sgabbiana, e a seguire tre gallinacee che, nelle loro tinte verdi e azzurre che si intonano tanto al cielo cartonato che si trascinano dietro, berciano sul nuovo abitante del faro della Melevisione (reale uguale) e decidono di andarlo a trovare. Il tono e l'ammiccare selvaggio fanno rimpiangere pièce del calibro de Il mondo di Patty. Nostre signore del verde acqua vogliono dare il benvenuto al nuovo inquilino, non facendo per niente presagire che il suddetto sia un quarto di manzo non da poco e che loro,  a forza di zitellaggine forzata e puntate di Beautiful, hanno una gran voglia di tirar dietro la loro virtù a chiunque sia disposto a raccattarla. Quindi un figaccione è anche troppa grazia. Quindi scatta la corsa all'accaparramento. Che lui lo voglia o no, verrà appaiato a una delle Tiffany's angels.
Sono solo sei secondi da quando è cominciata 'sta roba, e già non se ne vede la fine.
Le tre elegantone in acquamarina si presentano al faro finchè il neo eletto guardiano affetta pomodori al rallentatore e senza fare un minimo di acquetta in giro. No, ma dimmi come fai. Comunque, l'imbarazzante trio è totalmente in deliquescenza appena il buon Kevin apre la porta. Ma guardate che facce. Un po' di contegno, cazzarola, che questo qua ha visto le figliole più sgnoccolone del pianeta e noi stiamo qua a far figure. Forse impaurito, o forse perché un uomo che abita da solo in un faro richiama l'idea di  un omino affabile e non certo un maniaco sociopatico che prima ti accoltella e poi taglia i pomodori, il buon Kevin invita le tre a pranzo. Certo, tre tizie a caso ti bussano alla porta con la bava alla bocca e un casco di banane in mano e tu le fai entrare. Kevin, te l'hanno mai detto che le banane ad Amalfi NON CI SONO? Piccola anima di tolla, è un'allusione bella e buona e tu ti stai tirando in casa il nemico. Guarda che ti ritrovi legato in un angolo a dover soddisfare le esigenze di tre infoiate che non battono chiodo da anni. Io ti avverto.
"Come mai in Italia?" A questa domanda mai uno che risponda evasione. O mandato di cattura internazionale, o fuga dalla moglie, o ampliamento del raggio di spaccio. No, tutti qua a mangiare, stanno. A mangiare tonno in scatola, nella fattispecie. E le tre grazie, che ormai si confondono con il fondale, se la bevono (ma ormai abbiamo capito che si adatterebbero a qualunque tipo di fantasia inverosimile di quest'uomo. Non condanniamole, ma non affidiamoci neanche al loro senso critico, ecco). Eh vabbè, cosa vogliamo farci. Questo qua è un attore decaduto doppiato male che offre tonno in scatola alle sue commensali,  non è che possiamo stare qua a pretendere. D'altronde il tonno è "così buonissimo" (sic); giusto, che l'italiano mal parlato fa simpatia e verosimiglianza. Ma sentite, già che l'avete doppiato in maniera così lancinantemente triste per favore risparmiateci 'sta gag, che nessuno ne sentiva l'esigenza.
E ora quello che immagino sia il punto più basso di tutto lo spot: lui mette un fiore nel vaso al centro del tavolo, al che la più meritevole di primo piano della compagnia del turchese se ne esce con la faccia rapita e un "che tenero!". Actor's studio, trema. E lui "si taglia con un grissino". No, scusate, vado a piangere in un angolo e a ripetermi che non è vero niente e che tra poco mi sveglierò.
Rio mare, so  good. E risata da ragazzone che ha portato a casa la pagnotta nonostante le tre figlie del colore pastello inadatto. E che sa tagliare i pomodori senza fare acquetta in giro. Tanta stima.

Canzone del giorno: Gente che spera, J-Ax ft Reverendo

sabato 5 aprile 2014

Quando l'intestino baila latino

Torno qui con la coda tra le gambe, la consapevolezza di un'assenza abominevole da questo blog e la poca voglia di fare le pulizie (non so se in quest'ordine). Ave, carissimi. Come vi è passato questo mese? Tutto bene, si? State predisponendo gli stomaci per Pasqua? Vi siete organizzati per i megaponti, che quello sullo Stretto a confronto è un nonnulla? Bene.
L'estro di scrivervi mi è venuto circa ieri sera, dopo aver visto 'sta roba qua (non la trovo in italiano, e un motivo ci sarà):


Ecco, non so a voi, ma a me procura dell'imbarazzo. Che poi, voglio dire. Capisco che la pubblicità dell'Activia la faccia la Marcuzzi. Capisco, anche se un po' meno, Banderas che passa da Zorro all'Uomo che Sussurra alle Galline. Ma Shakira, Shakira mia. Millemila milioni di dischi venduti e lo stipendio del Piquetòn non ti bastavano mica per arrivare a fine mese? Ti ci voleva proprio, 'sto sfoggio di imbarazzo (intestinale e non solo)? No, perché capisco che essendoci circa trentordici tue replicanti fosse difficile farle muovere tutte in modo diverso, ma proprio non hai avuto voce in capitolo quando hanno scelto di inquadrare più di tutte quella in cui ti muovi con le spalle anchilosate? Quel movimento lì io lo facevo quando tornavo da scuola il giorno della versione di latino, che avevo il vocabolario nello zaino. Per la pancia, invece, niente da dire e ci mancherebbe. E' da "Whenever, wherever" che siamo qua a decantarla. Ma vuoi dirmi che il segreto di tutte quelle movenze è l'attacco di vivacità intestinale che ti suscita l'Activia? No, perché a me non l'hai mai fatto 'sto effetto. Certo, quando lo mangio io neanche diventa una pagliuzza dorata che - volavolavola - va a disegnarmi un sorriso sulla panza, ma tant'è. Non è l'unica differenza tra me e te, tocca dire. Per esempio, nel mio stomaco non ci immagino una foresta piena di mini-me dormienti, che si risvegliano solo a suon di Bifidus. Tra l'altro questa volta il Bifidus non lo citano nemmanco: si saranno accorti che è una boiata, si?
Lo spot si conclude con un "when your tummy smiles, you smile too", che in bocca alla solita Marcuzzi suonerebbe tipo "quando la tua pancia sorride, sorridi anche tu". Niente di nuovo, insomma. Solo una bionda diversa, con tummy che smiles e hips che don't lie.
Shakira, Shaki cara, io spero che a questa cosa ti ci abbiano obbligata. Fortissimo. Vuoi il promo del singolo nuovo, vuoi i mondiali, vuoi tutto, ma ci spero proprio tanto.

Canzone del giorno: Quelli che benpensano, Frankie Hi-NRG MC

sabato 8 marzo 2014

Il matrimonio (altrui) è una roba impegnativa

Periodo un po' impegnativo, amichetti miei. Perché qua la corsa verso il matrimonio di Sorella, Calamità dell'Orbe Terracqueo, continua imperiosa. Dopo avervi già annunciato le turbe che si portava dietro a proposito dell'ombrello più adatto, nel caso in cui andasse a piovere, vengo a voi con nuovi, mirabolanti episodi. Avete presente il disagio? Ecco, quello.
Siamo arrivati al punto in cui le cose bisogna farle per davvero. Quindi, con profonda preoccupazione di Sorella, Flagellatrice dell'Umanità, il Futuro Cognato è andato a procacciarsi un abito da sposo. Che va bene tutto, ma sposarsi con la tuta in acetato del 1992 non sta bene, lo capite da voi. Sta di fatto che la sposina, non potendo andare con lo sposino a vedere l'abito (che nemmanco questo sta bene), inizialmente delegò la sottoscritta ad andare con lui e a scegliere. E qualcosa di carino l'avevamo pure trovato, solo che lo sciagurato tornò in negozio infrasettimana, senza di me che ero al lavoro ma con sua cognata, che si porta dietro una squisitezza nello stile pari a quella di Marta Marzotto, solo senza pelliccia. Sorella, Disagio delle Nazioni, andò avanti a gracchiare (fidatevi, che il gracchiare lo si sente anche via WhatsApp) tutta la sua preoccupazione circa l'abito che il Futuro Cognato, forte dei consigli della cognata spellicciata, avrebbe potuto comprare. A nulla valeva il fatto che il negozio fosse lo stesso dove l'abito l'aveva preso lei e quindi sapevano cosa abbinarci, e che la commessa non è per niente scema, nossignore. Lo svangamento di palle è arrivato comunque. Copioso e forsennato.
A questo, aggiungiamo che sabato siamo andati a ritirare le fedi. Per chi non lo sapesse, le fedi le pagano i testimoni. LA testimone, in questo caso. Un salasso. Se mi avessero venduto l'Unico anello mi sarebbe costato meno (se non altro perché sarebbe stato uno solo). L'incisione ce l'hanno, ma non in elfico. Almeno, credo. Io mica ho visto niente. Ho sfoderato il bancomat e ciao le balle. E sono un po' morta dentro, perché pagare TRENTORDICI SOLDI per due anelli che ti fanno pure schifetto è avvilente. Ma non finisce qui, purtroppissimo per me.
Ero convinta che fossimo al capolinea, che la mia parte l'avessi esaurita così, col prodigarmi nel pagamento degli anelli. E invece no. Perché alla domanda "ma fate la lista nozze?" posta da alcuni amici, la risposta di Sorella, Ira del Cielo, è stata "no no, faccio una lista delle cose che ci servono e la do a mia sorella, sentite lei".
Fino a maggio sarà eterna, lo so. Anche perché la paturnia attuale è trovare due penne abbinate per me e il testimone. Io divento matta, e parto già compromessa.

Canzone del giorno: Verranno a chiederti del nostro amore, Cristiano de Andrè in una bellissima cover dell'originale del padre.

lunedì 17 febbraio 2014

Memoria, questa sconosciuta

Sono qua a ciarlatanare ancora una volta, ragazzi miei. La voglia è quella di parlarvi del nuovo spot dei Galletti, quello brutto brutto in cui Rosita soffre tantissimo e ci fa vedere quanto sia meccanica, mentre Banderas fa filosofia spicciola sulla pasta frolla, ma l'ottimo Jonlooker ha scritto questo post ed è del tutto imbattibile. Però le idee latitano, stasera sono andata a correre (ebbene si, finalmente i miei acquisti da Decathlon possono cominciare ad avere un senso) e sono in attesa che la mia lavatrice finisca, perché la tenuta da corsa non sapeva proprio di mughetto. E questo lavaggio mi riporta alla mente che sabato comprai il nuovo detersivo per la lavatrice, lo presi dallo scaffale e lo pagai. Ma il fatto che la sporta fosse stranamente leggera avrebbe dovuto suggerirmi che forse - FORSE, eh - mi mancava qualcosa. Ebbene si, da volpona quale sono l'ho bellamente piantato in cassa, e ciao le balle alla detersione dei miei indumenti. Niente aroma di sapone di Marsiglia finché non mi decido a sostituire il sapone che ho finito stasera con la lavatrice della puzza. In effetti la memoria non mi accompagna da un bel po', e quindi cosa posso fare? Ma certo, diagnosticarmi qualcosa di improbabile e trovare i rimedi in Internet!
La sedicente dott.ssa Cieplinska ci fa un pippone cosmico su quelli che possono essere i motivi dei deficit di memoria, ma è troppo lungo e non c'ho voglia di leggere. Anche perché quel donnino lì ci guarda male, malissimo, e ci giudica anche solo stando in foto, dall'alto della sua biondità e del suo sguardo ammonitore. Diamoci alla fuga e passiamo direttamente alle soluzioni, grazie. Perché la sempre affidabile rete ci propone questo articolo con trucchetti vari per risolvere i nostri (miei) problemi di memorizzazione. Perché, se come me, non vi ricordate neanche dove eravate seduti in mensa dopo che siete stati al punto caffè, o se dite e fate cose di cui poi non avete proprio memoria, magari 'sta roba aiuta pure voi. In realtà è un trafiletto finalizzato allo studio, ma vediamo se aiuta lo stesso.
1. Immergiti nella natura.
Pare che la natura non sia così matrigna come diceva Leopardi, ma che stare immersi tra boschi e zanzare aiuti. Bah. E se io non ho il bosco? Eh, vabbè, va bene anche un paesaggio. E dove lo trovo qua, un paesaggio? Qua di nebbia ve ne procaccio finché volete, e di zanzare pure, ma di natura neanche l'ombra. No. Al massimo posso scaricare una qualche foto e guardarmela al computer. O farmi un disegno di un tramonto. Ma vi assicuro che la mia abilità grafica è rimasta quella di quando avevo sette anni, con le casette gialle col tetto rosso e le finestre quadrate con la grata a croce. Quindi fare un Manet mi riesce ostico, ecco. Qualcuno ha altre idee? Forse dovrei riadattare l'aiuola vicino casa...
2. Ripeti ad alta voce.
Se stai studiando, va benissimo. Se stai studiando in aula studio, ti lapidano col Tratto Video. Aperto. Facciamo di no?
3. Impara a gesticolare.
Ok, allora tutti gli italiani hanno la memoria da elefanti. Almeno, quasi tutti. Perché smanacciare in giro come dei pescivendoli al mercato è scritto nei nostri geni, ammettiamolo. Mi viene da pensare che questo post sia per gli stranieri.
4. Tieni un diario personale.
Eh no eh, questo non si chiama aumentare la memoria, si chiama BARARE. Se ti scrivi le risposte poi è ovvio che le sai, su!
Articoletto, sei inutile. Io vado a stendere la lavatrice (almeno quella me la ricordo).

Canzone del giorno: The man who sold the world, Nirvana

giovedì 13 febbraio 2014

Peppa, non ci avrai!

Negli ultimi mesi abbiamo imparato a conoscerla. E se la conosci la eviti, se hai più di quattro anni. Ne hanno già detto peste e corna tutti, quindi ora è il MIO momento di inveire contro di lei: Peppa Pig. Perché, è ora e tempo di ammetterlo, quella roba lì è il male. Voglio dire, non è la prima volta che viene lanciata una simpatica moda tra i bambini al fine di irretirli con millemila gadget; lo sappiamo bene noi che siamo venuti su con Sailor Moon e i Pokemon. Ormai siamo ferratissimi sulle teorie di marketing, anche se non vuol dire che non ci caschiamo più. Ma in questo caso siamo fortemente in guardia, e sappiamo che lei, la Peppa, tenterà come tutti gli altri di conquistare la Terra tramite l'invasione mediatica.

Peppa e compare (o forse non è Peppa... bah.) a 40 pollici che simulano stupore di fronte alle mie affermazioni, ma che in realtà stanno progettando la conquista del pianeta. Siamo spacciati.

Questi asciugacapelli rosa che grugniscono senza un perché (più o meno apparente) stanno tramando qualcosa di losco. E' palese. Sono ovunque, ci martellano, ci disintegrano i nervi, insomma ci rompono parecchio le balle. Non sei mai abbastanza al sicuro da Peppa Pig. Sta invadendo ogni spazio, dalla TV al cinema (che mestizia), dalla carta da pacchi ai fazzoletti di carta.

Piena di muco, devi stare. Non meriti altro.

Forse sto esagerando, direte voi. Forse ho solo traslato verso Peppa tutta la mia disistima per Hello Kitty (di cui - ricordiamolo - erano presenti in commercio perfino gli assorbenti. Una gatta sulla topa. A me pare sbagliatissimo), non so. Però non abbassiamo la guardia. Eh no, eh. Perché è lì, poi, che ci frega. Non dico certo che mi auspico la ripetizione di scene tipo questa:

Cruenta esecuzione di un Peppide con esposizione dei resti al pubblico ludibrio.

perché passare dalla parte del torto è un attimo. Ma almeno un raffreddore glielo possiamo augurare, sì?
PS: si ringrazia Nadia per l'ottimo tema suggeritomi!

Canzone del giorno: Sono un ribelle mamma, Skiantos

domenica 9 febbraio 2014

Riparare cellulari, o cervelli?

Che noi siamo qua a cincischiare, ma ci sono problemi seri, al mondo. Come quelli di tizi che ponderano un certo tipo di richieste di assistenza per i loro amabili telefonini. Che poi un italiano col telefonino ci vive, a momenti se lo coccola prima di andare a dormire, gli vuol bene, ci tiene come a un figlio. Ci pistola in continuazione. E ora, con gli smartphone grandi come una fettazza di millefoglie, non si può neanche smanacciare il telefonino con un minimo di discrezione. L'antisgamo è fatto diverso.
... quindi il cellulare che si rompe è pianto e stridore di denti. E se alla tristezza si accompagna una motivazione idiota, l'avvilimento è alle stelle. Paragonabile a quello di chi, come me, oggi ha guardato Francia-Italia del 6 Nazioni. Una mestizia incommensurabile.
Ma quali sono le motivazioni qui riportate? Andiamo con ordine:
- deposito in siti impropri.
Nella fattispecie, un omino che doveva far nascere un vitello ha pensato bene, per incentivare la mucca e probabilmente farla sentire meno sola - non so proprio, di scambiarlo col suo cellulare. Ebbene si, ha lasciato il cellulare DENTRO la mucca. Non so voi, ma io un po' di disagio ce l'ho. Parliamone. Come fai a perderti un cellulare dentro a una mucca? Anzi, come fai a perderti QUALUNQUE COSA dentro a una mucca? Ma ci siamo capiti? Cielo, una mucca! Capisco se uno perde il telefono sul treno, in autobus, al lavoro, mentre salva un leprotto. Ma cielo, barattarlo con un vitello dentro ad orifizi bovini di varia natura! Non oso immaginare dove quest'uomo possa pensare di perdere le chiavi.
- poca resistenza.
E quest'altra volpe, vogliamo commentarla? Qui si guardano troppi film con i boyfriend che nascondono l'anello di fidanzamento di beni edibili. Ma - chissà come mai, viene da dire - in questi film il cellulare non compare mai. Al massimo c'è una lima, dentro a una torta. E non puoi essere così fesso da mettere il telefonino in un impasto da forno e pensare di passarla liscia. Dai. "Eh ma non funziona più"... Ma non mi dire! Eh ma non pensavo, sai? Mi chiedo come mai!
Senti, fa' una cosa... va' a buttarti via, va'.
- smarrimento.
Quest'altro omino, invece, si perplime del fatto di aver appoggiato il cellulare sopra a dei fuochi d'artificio e di non averlo più trovato alla fine dello spettacolo pirotecnico. Gioia mia, se questa cosa ti genera stupore, forse c'è anche dell'altro che dovresti sapere. Non so, che la gente dentro alla scatola nera che qualcuno chiama TV è alta come tutti gli altri e non solo 40 centimetri. Che dentro alla radio non ci sono persone. Che Enzo Miccio non è un granché eterosessuale. Non ringraziarmi, non serve. Se hai bisogno sono qua.
- malfunzionamento.
... Perché se sei una ragazza molto sola, il cellulare che vibra può avere risvolti divertenti.

Canzone del giorno: The hardest part, Coldplay. Che da un paio di giorni mi ossessiona.

domenica 2 febbraio 2014

We do anything for women... ma era meglio di no.

So che lo aspettavate tutti. Con ansia. Eravate disperati, proprio. Uomini, donne, esseri umani senzienti allo sbando. Tanto per cambiare, devo all'affezionatissimo StaiBene il merito di avermi fatto scoprire quella che non posso non definire una furibonda boiata. Signore e signori, ecco a voi il reggiseno dell'amore!


(se non si vede, il link è questo: http://www.youtube.com/watch?v=fOJUMjl821s).
No vabbè. Il Giappone, patria dei manga, del Tamagotchi e di biancheria intima di già dubbia utilità, se ne salta fuori con 'sta roba. Nientemeno il reggiseno che non si può aprire se non con l'impeto del vero amore.
La scenetta ci presenta dall'inizio tre soggetti che, insomma, noi donzelle dovremmo proprio evitare (immagino una nonna che ci fa "tò tò" col dito e ci ammonisce severamente). Il primo viene definito "the animal" e rappresenta il classico polipone dai millemila tentacoli, di quelli che in discoteca profondono mani in giro senza troppa creanza. Avete presente i pianisti in parlamento? Ecco, con quella motilità di dita lì. Si noti che la signorina, che è una ragazza a modo e posata (posata dove?), non gradisce un granché le avances di nostro signore delle manone e tenta di schivarlo con la forza di una formichina indifesa. Povera cara.
Il secondo è "the technician", e Dio solo sa perché. Io quelli così li chiamo "pescatori a strascico": buttano la rete su tutte, e chi abbocca abbocca. La signorina con la maglia a righe mi pare alquanto offesa, ma lungi dall'andarsene con il contegno femminile e il savoir faire che anni e anni di Beautiful ci hanno insegnato (ovvero, tirando in faccia al technician un simpatico drink). Tra l'altro, 'sto technician ha delle labbra che dovrebbero chiedere il condono edilizio. Troppo uso? Gli piacerebbe.
Il terzo è "the flashy guy"; allora, al di là del fatto che mi sembra alquanto poco verosimile chiamare "guy" 'sto cinquantenne infoiato, qui si incarna lo spirito del manager che pensa di poter comprare tutto coi soldi, anche la felicità (si scrive felicità, si legge patata). La ragazza in questione i soldi li schifa proprio, guardatela. E lui li lancia per aria con l'espressione che di solito ho io quando prendo la gamba del tavolo col mignolino del piede:

Che omino amabile.
Ma a salvarci da questi cattivoni chi ci penserà? Il nostro buonsenso? Lo spray al peperoncino? Le mutande di ghisa? No, la "cutting-edge technology" made in Japan. Una signorina i cui capelli sono mossi probabilmente dall'aura della consapevolezza - e non da un ventilatore - indossa l'oggetto in questione: un reggiseno chiuso con una roba che sbrilluccica. E quella roba che sbrilluccica promette di non aprirsi se non con il vero amore. No, ma la sento solo io, la puzza di boiata? Annusate bene, per favore. E guardate come si impegnano questi omini per tirare il reggiseno. No, vi prego, guardateli bene. Guardate le facce che fanno. E notate che nessuno di loro è minimamente interessato alle mutande della signorina, che darebbero accesso a qualcosa di più divertente; no, loro vogliono solo le tette. Anche se le mutande manco c'hanno il dispositivo e non li farebbero tribolare così (perché al primo tra un po' parte anche un embolo, eh).
Una sedicente "human sexuality specialist" ci vuole dare, in tutta questa marea di scemenza, una pretesa di serietà; non che ci riesca, devo dire. A lei seguono immagini che vogliono dare un po' di scientificità al tutto (e - giusto cielo - ci è stata risparmiata la scena dello scienziato di turno che tira fuori una provetta dall'azoto liquido. Perché, a prescindere dalla materia in questione, se si parla di scienza quella scena lì c'è SEMPRE), e poi arriva il dottore, che per essere credibile deve essere vecchio e seduto ad una scrivania. Qui ci si spiega che l'amore fa secernere catecolamine, che fanno accelerare il battito del cuore. E i due fantastici inventori di quella che verrà ricordata dai posteri come una genialata (procuratemi un cartello con scritto SARCASMO, vi prego!), ci spiegano che tale aumento di battito viene rilevato da un sensore interno al reggiseno, il quale invia i dati ad una app per iPhone (ohi ohi, profondo rammarico per il mio detenere un Samsung. Cartello, grazie) che li elabora e SBEBEM! Fa aprire il reggiseno delle meraviglie. Con tanto di dimostrazione pratica su manichino. No, ma avete visto a che velocità si apre? In quella maniera lì il tuo vero amore lo schiaffeggi. No, ma vi pare il caso? Un po' di delicatezza, diamine, che mica serve che il reggiseno parta come il tappo del Gancia spumante a capodanno (per quanto il concetto di "trenino" possa adattarsi ad entrambi i contesti con una certa facilità).
Alla fine si va sull'hot, perché ci sono la squacerla di prima e un ragazzuolo che pare UN FILINO più delicato delle tre macchiette di prima, pronti per la sgnaccherata. E dato che "women always seek for true love" (quanta amarezza e quanti luoghi comuni), il sensore rileva l'ammmmore e fa detonare il reggiseno. "We do anything for women"? Beh, posso dire che potevate farne a meno?
Oddio, ho così tanto da obiettare che mi gira la testa. Mi limiterò all'approccio scientifico alla cosa: se basta l'aumento della frequenza cardiaca a far partire il gancetto, non vi pare che possa essere un problema? Voglio dire, magari sto per essere investita, mi viene il panico e il battito accelera. Vi pare il caso che in questo contesto mi si slacci il reggiseno? Andiamo. O magari durante un esame per cui si è particolarmente tese. Magari il professore è uno di quelli che apprezza un certo tipo di contesti, ma la vostra serietà accademica risulterebbe un tantinello compromessa.
... che poi. Che bisogno c'era di 'sta roba, se già così i reggiseni sono dei cubi di Rubik per i maschi?

Canzone del giorno: Time of dying, Three Days Grace

mercoledì 29 gennaio 2014

Corsa campestre: verso le matrimoniadi

Intanto, mi sa proprio che devo salutare i miei amichetti dottorandi del corso di inglese. Giusto cielo, andatevene da qui, che poi a lezione mi vergogno e mi viene ansia perché aspetto i feedback. Andate a farvi una vita da qualche parte, avanti! Che è mercoledì sera e la gente normale esce e va a bere come se non ci fosse un domani (cosa che, visto il mio ultimo mercoledì universitario, non vi consiglio se il giorno dopo avete da andare a lavorare).
Detto questo, vi do il consueto benvenuto nel mio sempre troppo trascurato (SCEIM ON MI) Blog a Caso (che si fregia di pretenziose maiuscole. A cui, vi avverto, temo seguirà un altrettanto pretenzioso ASCTAG ufficiale). La verità è ultimamente soffro un po' di mancanza di tempo per selezionarvi del materiale adeguato, chiedo umilmente perdono. Il lavoro mi impegna parecchio, e quando non c'è il lavoro c'è la croce che mi affligge negli ultimi tempi: la corsa campestre verso il matrimonio di mia sorella. E chi mi conosce sa già che se io e la corsa dobbiamo convivere anche solo nella stessa frase, non può finire bene. Attilla, le sette piaghe d'Egitto e Annibale: anche tutti insieme, li troverei preferibili. Sorella, sempre molto volitiva, decise di coinvolgermi mio malgrado nei preparativi di tutta sta roba. Ora, con la femminilità, la pazienza e le idee vezzose che mi porto dietro (tutte robe pari a zero), qua la cosa è complicatissima. Temo che questo sarà un argomento da sviscerare a puntate, tanto è ostico. L'ultima perla che la sempre gentile sorella mi ha offerto è stata la sua tremenda preoccupazione per il fatto che il giorno del matrimonio possa piovere. Lecito. Ok. Ma, ti prego, non mi ammorbare con foto degli ombrelli che trovi su ebay e che potrebbero essere in tinta con il colore-tema della cerimonia. Che poi, il colore-tema. Oddio. Pure quello. I millenni a decidere l'esatta sfumatura di azzurro necessaria. Altro casino, perchè io i colori li vedo come li vedono gli uomini, ovvero sedici in tutto a farla grande. Quindi l'azzurro è azzurro e bon, ciao le balle, saluti. E invece no. Ma chi le ha inventate, ste trentordici sfumature? E perchè? Per farci le trilogie? Ma io non capisco. Ma fate una bella badilata di maron su tutto. Ma di quelle fatte bene. Dirvi la sfumatura esatta spero non serva.

Canzone del giorno: Spiders, System of a down

martedì 7 gennaio 2014

Risibile elenco #11

Miei amati signori, torno a darvi il benvenuto in questo angolo di web arancione e un po' goffo. E benvenuto anche a chi è arrivato perché è un cialtrone e ha usato una di queste mirabili e prodigiose chiavi di ricerca! Ebbene si, dopo un bel po' è tornato il tempo di un nuovo, assolutamente non necessario, risibilissimo elenco. Gioia! Costernazione! Emozioni! Cose a caso! Che non si dica che batto la fiacca, eh.

La burocrazia oggi
Eh, in Italia è un casino. E non solo oggi.

Bipolare le "frasi da evitare"
Ohibò, che argomento singolare. Non sono bipolare (o almeno posso vendervela così), non sono psicologa né particolarmente accorta nel gestire i comportamenti umani schizofrenici, ma possiamo provare a formulare un frasario insieme. Innanzitutto, comincerei con evitare di farlo notare al diretto interessato, che non è tutto tutto in bolla. Ecco, magari eviterei battute del tipo "ma ti sei ricordato di prendere il litio?" o "a quale delle tue personalità devo ricordare di portare fuori il cane?", che se è quella sbagliata siamo spacciati. Su, abbiate un po' di buonsenso, che la vita è già abbastanza difficile così.

Perché essere immeritevole
Bah, non so, ci sono un sacco di motivi...

Millantare un mal di testa
... ecco, questo è uno di quelli. Se non gliela volete dare, ditelo. E dategli un po' di Tavor così non insiste neanche troppo.

barbara d'urso zozza
Si noti l'uso delle minuscole per citare la signora d'Urso. Eh, non lo so se abbia fatto foto o video zozzi, ma mettiamo in chiaro due cose: se esistono,
- non ve li pubblicherò certo qui. Cielo, no. Va bene, questo blog non gronda qualità, visto che il post precedente l'ho fatto sulle cinquanta sfumature... Ma da qui a pubblicarvi delle foto della Barbarona scosciata NO. Piuttosto i video coi gattini!
- non mancherà certo di passarli in uno dei suoi millemila programmi. Quindi, non preoccupatevi e attendete pazienti.

Come appendere babbo natale dalla terrazza
Al di là che ormai Natale è passato - fatevene TUTTI una ragione - per favore non fatelo. A prescindere. No. Sono brutti, quei Babbi lì. Che sembrano dei ladri incastrati nelle ringhiere delle terrazze e ci spaventano, abbiate pietà. Lasciate perdere i Babbi Natale in tutte le varianti che ormai esistono, da quelli che si arrampicano a quelli che si calano col paracadute, e andate a vedervi i video coi gattini. O quelli zozzi di Barbara d'Urso, che non meritate altro.

Ma il vincitore di questa sessione di chiavi di ricerca non può essere che lui:

Quando le persone fanno finta di interessarsi ai problemi degli amici
Tu conosci delle brutte persone, e per questo io ti troverò e ti abbraccerò.

Canzone del giorno: Mentirosa, Rafaga

sabato 4 gennaio 2014

Cinquanta sfumature di maròn

Allora, allora, allora. Buon anno, intanto. Che, per chi non lo sapesse, è il 2014. Ma se le abbuffate degli ultimi giorni non ve l'hanno fatto notare, lungi da me riuscirci. Personalmente penso che inizierò a sperimentare la locomozione a rotolamento, e sono ben lontana dal pensare di smettere di abbuffarmi; a riprova di questo, il fatto che oggi ho fatto due torte, muffin e dolcini vari a forma di omino biscottino. Ho i trigliceridi che ballano la samba, in pratica.
Detto questo, mi accingo a scrivervi perché volevo comunicarvi il poco edificante modo in cui ho concluso l'anno passato e iniziato quello nuovo, che per certe cose ci vuole tempo: ebbene sì, ho ceduto anch'io e ho letto le Cinquanta sfumature. Tutti e tre (non che ne vada fiera). E ora posso capire perché sia stato un successone. Prima di tutto, è scritto malissimo. Ma male, proprio. Ripetitivo, prevedibile, troppo dettagliato in alcune parti (immaginate quali). I personaggi sono ridotti a due macchiette, due luoghi comuni ambulanti. Il primo dei tre libri è il meno peggio - anche solo per il finale meno scontato del previsto - ma è distante dall'essere bello. Gli altri due, a parte i cambi di situazioni, di luoghi e di personaggi secondari, ripetono il primo quasi parola per parola. D'altra parte immagino che esista un numero limitato di sinonimi per dire mugugnare/ansimare/mugolare/grugnire/gemere. Ma dato che i tre libri sono stati tradotti da tre persone diverse mi aspettavo un po' più di fantasia. Il secondo motivo - probabilmente il principale - che dà successo a questa specie di Twilight coi frustini è il senso di trasgressione che dà alla sciura Pina di turno, senza comportarne i rischi effettivi. Un po' come le montagne russe: ti danno il brivido senza pericolo vero. Ti senti una cattivona senza diventare una reietta sociale. Trasgredire senza rischi, e senza che nessuno ti legni per davvero - si ringrazia la gentile Anastasia per averci messo letteralmente il culo. Così una masnada di casalinghe più o meno disperate e di ragazzine con tanta voglia di sentirsi esperte possono vagheggiare sul torbido (ah già, un'altra delle parole abusate nella trilogia) Christian Grey e pensare che saranno loro, a salvarlo dalle tenebre in cui si trova. Così anche il lato crocerossino che spesso affligge noi portatrici di utero viene gratificato.
Tutto sommato è una trilogia che appaga, se non si bada alla scrittura, alla ripetitività e al fatto che è un libro destinato al solo pubblico femminile. E della letteratura non unisex c'è da diffidare.
Ah, ovviamente il titolo del post l'ho fregato alla Littizzetto.

Canzone del giorno: in onore ai sopracitati libri, Mrs. Robinson, Simon & Garfunkel