giovedì 8 settembre 2011

Ipercriticismo: modalità "on"

E' che noi donne siamo ipercritiche. Verso di noi, verso le nostre pari, e pure verso il sesso opposto (che il più delle volte è allegramente inconsapevole di ciò). Per quanto i soggetti a cui è direzionato il nostro senso critico possano variare, la sostanza non cambia: sappiamo essere veramente delle infami, poche balle. Il femmineo grado di maligna critica varia a seconda del nostro grado di autostima, dettato da vari fattori permanenti (coscienza di se e degli altri) e transienti (un modo figo per dire "ciclo"). Possiamo autodevastarci e devastare gli altri/le altre per varie cause, le più disparate a seconda delle situazioni in cui ci troviamo e dell'umore che abbiamo. Ma procediamo per gradi e con ordine, valà.

Se l'oggetto della nostra critica siamo noi stesse, beh tanti auguri. Ci possiamo linciare, flagellare e autolapidare per inezie a cui non può far caso nessuno. Anzi, può farci caso solo una Donna con Ipercriticismo in Fase Acuta (DIFA), a cui non sfugge neanche la conta dei peli del naso. Tutte possiamo essere DIFA, basta trovarci nel momento sbagliato. Perché tante volte siamo psicotiche, dai. Ammettiamolo. Essere più intelligenti degli uomini vuol dire anche essere più cervellotiche. La Donna Auto Ipercritica (DAI, proprio come l'esortazione... Sarà mica un messaggio subliminale? Si, ma casuale) se si fa la riga in mezzo conta i capelli da una parte e dall'altra per vedere se sono divisi perfettamente a metà. La DAI si depila sette volte prima di uscire anche in inverno, prepara intelligenti (?) conversazioni mentali e soppesa ogni parola. Ma tanto non basta, non sarà mai soddisfatta di quello che fa/dice. Se si veste bene poteva vestirsi meglio, se si mette troppo bene per un'occasione informale si sarebbe voluta mettere peggio ("quasi quasi la prossima volta non mi lavo neanche..."), se fa una battuta poteva farla meglio e rimugina una buona mezz'ora su come possono averla presa gli astanti, i quali generalmente se ne fregano e proseguono la conversazione lasciando la DAI in preda alle sue psicosi e a perdere, in silenzio, una mezz'ora di vita che non le ridarà nessuno. La DAI è figlia dell'insicurezza cronica e delle fasi lunari; c'è chi è DAI più spesso delle altre e chi lo è meno... Non conosco nessuna che sia totalmente esente dall'essersi guardata allo specchio e aver pensato almeno una volta "CHEMMERDA", o dal voler rimangiarsi una frase totalmente innocente e passata quasi completamente inosservata. La DAI può avere anche una sfumatura morale: la DAI "sono una merda". Qui si può sfiorare l'isteria. Di solito la psicotica si trova caratterialmente/moralmente aberrante, e si infliggerà discorsi mentali che destabilizzerebbero un toro. Se si azzarda a parlarne a qualcuno, di solito ottiene che la controparte la prenda per le spalle, inizi a scuoterla e le urli "OUUUU!?". Come uscirne? Da sole, con le proprie forze, dato che è solo una lotta intestina con la nostra testa. Un po' di autocritica è sana, ma UN PO'.

Se il criticismo è rivolto ad altri, la faccenda è ben diversa: di solito si tratta di sfoghi delle nostre malignità. O siamo cattive dentro, o abbiamo avuto una pessima giornata, o quello/a là ci sta sulle balle, o abbiamo il ciclo. Fatto sta che, silenziosamente, al soggetto in questione non ne perdoniamo una. Specie se dovremmo ammettere che, in quella cosa che stiamo criticando, lui/lei è meglio di noi. Giammai! E così gli riconosciamo difetti che si basano su inezie, oppure del tutto inestistenti: straparla, parla poco, parla troppo, non fa ridere, non sa stare serio, è ingrassato, quel vestito starebbe meglio a me, guarda com'è conciato, ma si guarda finché si trucca?, non sa stare sui tacchi (di solito dopo questo pensiero si cade dal tacco 12... Il contrappasso è contrappasso!)... La lista è lunga. Se abbiamo deciso che dobbiamo essere cattive, lo saremo.
La peculiarità della Criticona Incallita (CI) è non riferire mai alla controparte ciò che si sta pensando di male; di solito, infatti, le CI girano in squadre da 2 o più componenti, e i commenti se li fanno tra loro. Si riconoscono e fanno amicizia in fretta, probabilmente emettono un feromone particolare, adatto allo scopo (teoria ancora in fase di sperimentazione). Se la raccontano e se la ridono. Sperando di non farsi scoprire, perché a nessuno piacciono le criticone (tranne che a loro stesse, e neanche tanto)... E se non piacciono a nessuno, nessuno vorrà più uscire con loro, loro non vedranno più nessuno e non potranno soddisfare quindi la loro sete di critica impellente. Per carità, se la critica è verso un uomo hanno la vita più facile e anche per questo tendono ad essere più magnanime (è un essere inferiore, dai... Sarebbe come prendere in giro una tartaruga perché è lenta, ti pare?); la donna, in quanto loro simile, è più smaliziata e quindi lo sgamo è più facile. Anzi, la donna particolarmente sagace può avviare una lotta intestina nel gruppetto di CI buttando là con nonchalanche una frasetta plurimamente interpretabile, e dare adito a sospetti sulla fedeltà delle CI tra loro. La situazione si sgonfierà per un po' e tornerà la pace, ma il feromone non mente: una CI troverà almeno un'altra CI, e tutto ricomincerà. Di solito le CI non sentono il bisogno di una cura. Ma minchia, se ne avrebbero bisogno.

Questo post avrebbe dovuto far ridere... A rileggerlo, pare di no. Uffa.

Canzone del giorno: Caries degli About Wayne
http://www.youtube.com/watch?v=9T5RqfoR4E0

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